I vertici di Fonsai e Unipol si siedono attorno a un tavolo per stilare il piano industriale del nuovo big delle polizze italiano, ma tra le banche creditrici si è levata unaltra fumata grigia sulla ristrutturazione del debito Premafin.
A frenare non è solo la necessità di limare ulteriormente i punti dellaccordo ma la volontà, ormai condivisa dalla gran parte del pool, di approfondire in parallello anche la proposta stilata da Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo. In sostanza il piano di Sator e Palladio, fatto recapitare venerdì sera, ha allargato la crepa tra le banche creditrici dove già la scorsa settimana si contavano 2-3 istituti riottosi ad accettare la proposta sponsorizzata da Mediobanca. Molto comunque pesano sia la strategia negoziale sia il desiderio di mettersi al riparo da eventuali battaglie legali conseguenti a un diniego a priori.
Al termine del doppio summit presso la sede delladvisor Banca Leonardo (dalle ore 15 alle 16 si sono confrontate le sole banche, quindi cè stato il confronto con Premafin fino alle 20) è confermata limpalcatura a servizio della ristrutturazione del debito della holding: ci sarà un prestito convertendo da 150 milioni (con conversione obbligatoria dopo tre anni) e il riscadenziamento di 220 milioni al 2016. Ma la tratattiva prosegue su aspetti chiave come gli spread e le tecnicalità del convertendo: da quanto trapela il pool sarebbe chiamato a decidere allunanimità, quindi il piano passerebbe ai rispettivi comitati crediti e quindi al consiglio Premafin.
Mediobanca, che la scorsa settimana aveva esplicitato lindisponibilità a Sator-Palladio, stringe intanto sul progetto Unipol-Fonsai: lobiettivo è arrivare alla metà di aprile con il piano industriale integrato del supergruppo così da inserirlo nei prospetti degli aumenti di capitale che precederanno le fusioni. Già nel fine settimana si era perlatro cercato di stringere sui concambi, con lintenzione di definire la forchetta a servizio dellintegrazione a quattro Unipol-Premafin-Fonsai-Milano in tempo per il consiglio del 15 marzo.
A questo punto lattenzione si sposta sulla contromossa di Sator e Palladio, che complessivamente possiedono l8% di Fonsai: i due sfidanti hanno comunque lasciato scadere i termini utili per chiedere di integrare lordine del giorno dellassemblea che il 19 marzo sarà chiamata a decidere laumento di capitale da 1,1 miliardi; denaro indispensabile per riportare in sicurezza il margine di solvibilità.
Altro nodo aperto sono i tempi della due diligence: alcuni sottolineano che tutto sta procedendo senza ostacoli, ma la scora settimana più di un soggetto coinvolto aveva notato la «prudenza» con cui lad Carlo Cimbri concede laccesso ai libri contabili di Unipol e soprattutto di Unipol Banca. Al punto che tra i consiglieri si vociferava sullefficacia dellazione condotta dallad di Premafin Emanuele Erbetta rispetto alla ritrosia dimostrata da Bologna. In realtà, spiegano alcuni analisti, Unipol Banca rappresenta da tempo il tallone dachille del gruppo perchè adotta un modello di business, quello dellinsurance banking, difficile da declinare. Non risulta, invece, che da Isvap e Consob ci siano richieste per escludere Premafin dalla fusione.
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