Prezzi dei carburanti alle stelle: che cosa sta succedendo

Neppure l'intervento del governo riesce ad abbassare i prezzi della benzina. Si fanno sentire gli effetti dell'embargo europeo al petrolio russo

Prezzi dei carburanti alle stelle: che cosa sta succedendo

Gli effetti delle sanzioni alla Russia si fanno sempre più sentire, con i prezzi del carburante che continuano a salire nonostante l'intervento del governo. Soltanto nella giornata di ieri il petrolio Wti è arrivato a 120 dollari al barile, chiudento a 117,7 dollari, con un aumento del 2,2%, mentre il Brent europeo ha chiuso a 118,7 dollari, salendo del 1%. È la diretta conseguenza dell'embargo sul petrolio stabilito dall'accordo europeo.

Ma cosa sta accadendo, in concreto, all'Italia?

Listini in crescita

Nel nostro Paese si sono già riscontrati considerevoli aumenti, malgrado l'intervento del governo Draghi. Secondo gli ultimi dati forniti dal Mise e analizzati da Quotidiano Energia, il prezzo medio nazionale in modalità self si aggira intorno a 1,914 euro/litro, rispetto ai precedenti 1,902. Il diesel self è invece a 1,831 euro/litro. Ancora peggio per il servito: la benzina è venduta a una media di 2,049 euro/litro, mentre il diesel è salito a 1,973 euro/litro. Eni è a +2 cent su benzina e diesel, Tamoil +4 cent su benzina e +3 su diesel, IP +3 su benzina e +2 su diesel e Q8 +3 cent su benzina e diesel. Tutto questo malgrado il decreto taglia accise dell'esecutivo, e nonostante il fatto che l'Italia riceva solo il 10-13% del greggio dalla Russia, ricavando il resto da Azerbaigian, Libia, Iraq e Arabia Saudita.

L'Ue dritta con le sanzioni

L'Unione Europea resta ferma sulle proprie posizioni, e col sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca intende tagliare ben il 90% delle importazioni di petrolio dalla Russia entro la fine del 2022. Ciò non riguarderà il gasdotto Druzhba, per il quale l'Ungheria ha presentato una ferma opposizione.

Nonostante che si parli di embargo effettivo solo a partire dalla fine di questo anno, gli effetti sui mercati si vedono già, e le conseguenze si ripercuoteranno su imprese e famiglie. Ci vorrà inoltre del tempo per trovare tutto il petrolio necessario per sostituire il greggio russo.

Possibili interventi

Fra le possibili opzioni sul tavolo per cercare, almeno in parte, di calmierare i prezzi si guarda all'Opec+, ossia quell'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, che potrebbe decidere di aumentare la produzione oltre i 400mila barili previsti dal piano post pandemia. C'è grande attesa per la data del 2 giugno, quando si terrà un'importante riunione, ma il sentore comune è che questo aumento non ci sarà. Mohammad Barkindo, segretario dell'organizzazione, ha già messo le mani avanti, affermando che sostituire per intero l'offerta russa non è fattibile. C'è poi il fattore Cina.

La fine del lockdown di Shanghai ha fatto risalire i prezzi.

Intanto la Russia taglia il gas

Non si mette bene per i Paesi che hanno rifiutato il pagamento del gas in rubli. Dopo aver chiuso il rubinetto a Polonia, Bulgaria e Finlandia, adesso tocca a Olanda e Danimarca.

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