A oltre 7 anni dall'esplosione dello scandalo dei dossier illegali di Telecom, per Marco Tronchetti Provera arriva il momento di andarsi a sedere sul banco degli imputati. Per rispondere di una sola delle tante operazioni sotto copertura messe a segno dalla security di Pirelli e Telecom all'epoca in cui erano dirette da Giuliano Tavaroli: l'impresa più funambolica dei Tavaroli-boys, l'ingresso clandestino nei computer dell'agenzia spionistica Kroll. Siamo all'epoca della guerra per il controllo di Tim Brasile e Kroll lavorava per gli avversari di Tronchetti. Dopo che i suoi hacker avevano forzato i computer della Kroll, Tavaroli presentò a Tronchetti un dettagliato rapporto sulle mosse dei nemici. E secondo i pm fu su indicazione di Tronchetti e dei suoi legali che Tavaroli infilò il tutto in una busta anonima che fece arrivare a Tronchetti stesso. Quindi, ricevendo quel rapporto, sostiene ora la Procura della Repubblica di Milano, il presidente di Telecom commise il reato di ricettazione: non poteva avere dubbi sulla provenienza illecita del materiale. Il processo a Tronchetti inizierà il 18 febbraio davanti alla settima sezione del tribunale di Milano.
«Siamo certi che potremo dimostrare nel processo che nessun comportamento illegale è stato posto in essere», dice Roberto Rampioni, difensore del presidente Pirelli: che ricorda come fosse stata Kroll ad andare all'attacco della privacy di Tronchetti. In aula Tronchetti dovrà vedersela con il pm Robledo, che ha deciso di «isolare» il caso Kroll da tutte le altre operazioni compiute dalla squadra di Tavaroli: degli altri dossier Tronchetti non dovrà rispondere perché la stessa Procura ha chiesto di archiviare l'accusa.
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