MilanoTre ore di interrogatorio per Flavia Mazzarella, vicedirettore generale dellIsvap (lautorità di controllo sulle assicurazioni) segnano ieri mattina lapertura di un nuovo versante dellinchiesta della Procura di Milano sulla crisi di Fonsai: il capitolo che chiama in causa gli organismi di vigilanza. Man mano che emergono comportamenti anomali (per usare un eufemismo) del management della compagnia assicurativa di Salvatore Ligresti, tanto più robusti si fanno i dubbi del sostituto procuratore Luigi Orsi su come tutto questo sia potuto avvenire nellindifferenza degli organi di sorveglianza interni (collegio sindacale e certificatori) ed esterni: Isvap e Consob.
Al nome di Salvatore Ligresti, già indagato per ostacolo allattività di controllo, presto se ne aggiungeranno altri nel registro degli indagati, per i reati di aggiotaggio, insider trading e false comunicazioni sociali: la faccia scura con cui laltro ieri Marco De Luca, legale dei Ligresti, ha abbandonato la stanza del pm Orsi non lascia presagire nulla di buono. Ma le preoccupazioni maggiori non riguardano solo i reati che vengono o che verranno contestai ai Ligresti e ai loro manager, ma laltro ruolo che la legge assegna alla Procura della Repubblica: la tutela del mercato, con la facoltà (o meglio lobbligo) di presentare istanza di fallimento in caso di dissesto irrecuperabile di società di capitali.
Ed è da questo versante che lo scenario è più cupo. La Procura non intende in alcun modo staccare la spina a Fonsai affossando il tentativo di salvataggio affidato da Mediobanca a Unipol: perchè Fonsai è una realtà imprenditoriale e occupazionale enorme. Ma è altrettanto certo che lanalisi compiuta finora dello stato patrimoniale del gruppo Ligresti ha convinto Orsi che si trovino in stato di sostanziale insolvenza non solo Fonsai ma anche e soprattutto le scatole finanziarie che la controllano, ovvero Premafin e Sinergia. Premafin, in particolare, se svalutasse la partecipazione in Fonsai che ne costituisce lunico vero asset potrebbe considerarsi tecnicamente fallita. E se ci sono motivi di ordine pubblico per lasciare aperta la strada al salvataggio di Fonsai, non ci sono ragioni particolari per tenere in vita a tutti i costi le due finanziarie. É vero che il fallimento di Premafin penalizzerebbe Mediobanca e Unicredit, pesantemente esposte verso la holding, ma in situazioni analoghe (vedi Risanamento) la Procura milanese ha comunque ritenuto doveroso presentare istanza di fallimento per evitare laggravamento dello stato di insolvenza.
Lesito del caso Ligresti, insomma, potrebbe vedere separati i destini di Fonsai da quello delle holding a monte. Il salvataggio di Unipol (che nei piani di Mediobanca dovrebbe prendere il controllo di Premafin) riguarderebbe solo Fonsai. E se Premafin andasse al fallimento, molte storie che stanno venendo a galla potrebbero portare a formulare persino unipotesi di bancarotta fraudolenta. Mediobanca prosege comunque con decisione sulla strada della pianificata integrazione industriale Unipol-Fonsai. Premafin ha invece chiuso il 2011 con una perdita di 440,3 milioni (-102,8 milioni nel 2010).
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