I "falchi" della Banca centrale europea tengono dritta la barra del timone sul fronte del rialzo dei tassi e al consiglio dell'Eurotower di giovedì sarà battaglia per capire se il consenso degli analisti di un aumento di 75 punti base sarà confermato o se i rigoristi l'avranno vinta sul fronte dell'aumento di ulteriori 25 punti. Un +1%, invece che un +0,75%, segnerebbe il secondo colpo dopo che a luglio l'aumento era stato dello 0,5% invece che dello 0,25% e renderebbe più aggressiva l'istituzione guidata da Christine Lagarde in materia di contrasto all'inflazione, superando anche il rincaro della Federal Reserve Usa.
"La collegialità che sempre richiede nel Consiglio direttivo dell'Eurotower, giovedì prossimo, sarà minata dalle richieste dei banchieri centrali più ortodossi", nota La Stampa. In prima linea Estonia, Lettonia, Lituania e Austria, con l'immancabile appoggio esterno dell'Olanda che preferisce non esporsi in quanto "falco" più divisivo. Con l'inflazione europea al 9,1%, un autunno caldo che si avvicina, la crisi energetica in atto e il rischio di chiusure produttive in arrivo molti Paesi stanno prendendo con sempre maggiore serietà il nuovo target della Bce sul contenimento al 2% dell'aumento del costo della vita. E in quest'ottica "il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, nelle ultime settimane ha sottolineato più volte che occorre avere un approccio perentorio contro l'inflazione, prima che sia troppo tardi. Tradotto, incrementi più corposi del costo del denaro" che la Germania non vuole però proporre in prima persona.
E proprio la Germania nelle scorse settimane ha posto una linea netta e chiara sul fronte della lotta all'inflazione "schierando" Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Bce, che ha sottolineato alla riunione dei banchieri centrali di Jackson Hole una settimana fa che la banca sarebbe disposta ad aumentare i costi di finanziamento a un livello che porterebbe a una maggiore disoccupazione e possibilmente alla recessione per combattere l'inflazione.
Questa possibilità, che anche autorevoli testate come il Financial Times danno come estremamente probabile, può avere un impatto notevole sui conti correnti dei cittadini europei e italiani in particolare. Il primo fronte da guardare, ovviamente, è quello della crescita, dato che unitamente all'aumento dei tassi si produrrà la fine degli acquisti titoli da parte della Bce che renderà più oneroso il costo del servizio al debito sottraendo risorse agli investimenti e alla ripresa economica.
C'è poi la grande problematica dei mutui. Negli ultimi anni gli acquirenti di case hanno potuto usufruire di tassi di interesse ai minimi storici in un trend favorevole. In Italia dal 2019 al 2022 sono cresciuti del 9%, toccando i 417 miliardi. La musica è cambiata a luglio, dato che il tasso fisso, prima nullo, è salito a 0,5%, mentre il tasso sui depositi, fino ad adesso negativo, è tornato a zero e il tasso sui prestiti marginali è cresciuto allo 0,75%. Se salissero rispettivamente attorno all'1-1,5%, 0,5-1% e 1,75% un tasso a 10 o 20 anni di matrice fissa potrebbbe passare, contando anche il peso dell'Euribor attorno allo 0,3% annuo, dal 2,4-2,5% complessivo a un 3,5-4,5% massimo, rendendo di fatto, complice l'impatto dell'inflazione, relativamente più conveniente la scelta a tasso variabile fortemente sconsigliata agli investitori negli anni del denaro facile targato Bce. Per un finanziamento a tasso variabile a 30 anni da 250 mila euro, simulazioni commissionate da Repubblica parlano di un rincaro mensile di quasi 90 euro. E anche le casse statali ne risentiranno per le garanzie ai giovani e le dinamiche di tutela che hanno incentivato.
In questo contesto, l'aggravio delle spese per molti cittadini, unitamente al disincentivo agli investimenti e alla stretta al credito e ai prestiti alle imprese che ne seguirà, alle tensioni sui titoli sovrani e alle incertezze sulla crescita, lasciano pensare che un rincaro troppo brusco dei tassi ad opera della Bce possa essere estremamente disfunzionale.
E che il tempismo dei falchi, terrorizzati dall'inflazione, non sia giustificato e anzi rischi soltanto di aggravare i problemi: favorendo una stretta monetaria in caso di incertezza si creano effetti depressivi certi sull'economia reale a ogni livello senza alcuna certezza di lottare contro un'inflazione dovuta soprattutto a fattori esterni come l'energia. Con l'unico rischio di riportare l'Europa nella trappola del combinato disposto tra alta inflazione e stagnazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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