Il premier Matteo Renzi si trova davanti a un doppio bivio: il primo riguarda la partecipazione o meno, lunedì prossimo alla Maserati di Grugliasco, all'assemblea dell'Unione industriale di Torino (ieri in serata non c'erano segnali di ripensamento); il secondo è strettamente legato alla sua presenza effettiva all'incontro e riguarda il benestare o meno alla richiesta dei delegati Fiom dello stabilimento di Fiat Chrysler Automobiles di avere un faccia a faccia sui problemi all'interno del gruppo automobilistico.
Mettiamo che lunedì, come da programma, Renzi partecipi all'assise e debba dare una risposta ai delegati Fiom. Dire no all'incontro rappresenterebbe uno sgarbo all'amico Maurizio Landini, leader del sindacato rosso, che tra l'altro aveva difeso a spada tratta la decisione delle sue tute blu di organizzare il recente sciopero a Grugliasco a cui è seguita la dura reazione dell'ad Sergio Marchionne (di riflesso lo sgarbo riguarderebbe anche Graziano Del Rio, braccio destro del premier, garante dell'asse Renzi-Landini).
Accettare di intrattenersi con gli operai appartenenti all'unico sindacato che non ha siglato gli accordi all'interno di Fiat Chrysler Automobiles, significherebbe uno schiaffo nei confronti di Marchionne, visto che l'incontro si svolgerebbe in una delle sedi produttive del Lingotto, mentre un secondo schiaffo se lo prenderebbero le altre organizzazioni, quelle firmatarie con Fca (Fim, Uilm, Fismic, Ugl, Quadri). Al centro del possibile faccia a faccia, comunque, i problemi dell'azienda, i ritmi e le condizioni di lavoro, il futuro del comparto auto a Torino e in Italia.
L'attesa è che Renzi, nel suo discorso davanti agli industriali torinesi, dia un forte segnale di attenzione del governo verso l'industria automobilistica del territorio (indotto incluso) che, nel piano industriale presentato da Marchionne negli Stati Uniti, è destinata a riavere un ruolo centrale nello sviluppo del gruppo. La Maserati di Grugliasco, in proposito, rappresenta un primo importante segnale di svolta. Insomma, dal discorso e dall'atteggiamento di Renzi a Grugliasco si capirà l'atteggiamento del governo nei confronti della sfida decisiva lanciata da Marchionne.
Intanto, cambio della guardia improvviso in Cnh Industrial. Pierre Lahutte è stato nominato brand president e head of sales and marketing Emea di Iveco, il segmento dei veicoli industriali del gruppo. Lahutte entrerà anche a far parte del Group executive council (Gec), il più alto organismo decisionale in Cnh Industrial dopo il cda. Il manager, già capo del business degli autobus di Iveco a livello globale, sostituisce Lorenzo Sistino che lascia, su sua richiesta dopo 27 anni, la società.
L'uscita di scena di Sistino, che nella sua lunga militanza in casa Fiat ha ricoperto numerosi incarichi di primo piano nell'auto, nei veicoli commerciali e, quindi, nei camion (dopo aver presentato il piano industriale di Iveco negli Usa, era intervenuto poche settimane fa a Balocco al lancio del nuovo Daily) lascia spazio a varie interpretazioni. C'è chi parla di un'offerta allettante ricevuta dal manager, e chi - invece - di dissapori all'interno del gruppo di lavoro.
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