Già qualche tempo fa alcuni pensionati avevano ricevuto lettere in cui l'Inps chiedeva la restituzione di alcune somme che per errore erano state erogate sugli assegni. "Ci dispiace, ma da un più attento esame della sua posizione, ci risulta che lei abbia percepito, a titolo di pensione, somme maggiori rispetto a quanto dovuto, per l’ammontare di euro …, pertanto La invitiamo a restituire gli importi percepiti indebitamente nel più breve tempo possibile”, si leggeva in alcune comunicazioni dell'istituto di previdenza sociale. Adesso la storia si ripete. Una pensionata ha infatti ricevuto un avviso da parte dell'Inps che chiede la restituzione di ben 14mila euro. Una somma abbastanza pesante. La motivazione è chiara: un errore di calcolo sull'erogazione della pensione. La comunicazione dell'Inps prevede inoltre una trattenuta per un certo periodo per saladre il dbeito. Trattenuta su parte della pensione che mensilmente viene erogata. Ma cosa si può fare in questi casi?
Prova a spiegarlo Celeste Collovati (rivalutazionepesnione@gmail.com): "È bene sapere che la Cassazione (nel 2017) si è espressa per far fronte a tali situazioni purtroppo non infrequenti, affermando che L'ente erogatore, l’Inps, può rettificare in ogni momento le pensioni per via di errori di qualsiasi natura, ma non può recuperare le somme già corrisposte, a meno che l'indebita prestazione sia dipesa dal dolo dell'interessato".
secondo cui "le pensioni possono essere in ogni momento rettificate dagli enti erogatori in caso di errore di qualsiasi natura commesso in sede di attribuzione o di
erogazione della pensione, ma non si fa luogo al recupero delle somme corrisposte, salvo che l'indebita prestazione sia dovuta a dolo dell'interessato”, ipotesi, peraltro, assai improbabile o difficile da dimostrare".
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