Nella seconda metà del 2019, ovvero tra luglio e dicembre, ci sarà un miglioramento del settore del retail in Italia con una previsione di 675 aperture di nuovi punti vendita, un impiego di 6.750 risorse totali e una crescita del 10% sullo stesso periodo 2018. Sono le previsioni dell'Osservatorio di Confimprese e EY presentato ieri alla seconda giornata del Retail Summit di Stresa organizzato dall'associazione presieduta da Mario Resca che riunisce 140 aziende del retail, franchising e distribuzione.
Nonostante l'incertezza normativa, nel secondo semestre il rialzo sullo stesso periodo del 2018 sarà del 10%. I comparti in crescita sono soprattutto quello del food e della ristorazione, mentre il Lazio sorpassa per la prima volta la Lombardia con 97 nuove aperture. «A questo punto dell'anno - ha spiegato Resca - con lo stallo politico ancora in atto, che ha per il momento congelato il Ddl sulle chiusure festive dei negozi, i retailer hanno ripreso a puntare sullo sviluppo della rete distributiva. L'incertezza normativa pesa, ma le imprese lavorano per raggiungere gli obiettivi che si sono date a inizio anno e lo fanno nonostante le avversità». L'Osservatorio Confimprese segnala sostanziale parità nel numero dei punti vendita nei centri commerciali e nei centri storici: quelli con metrature sotto i 250 mq sono per il 40% nei centri commerciali, per il 40% in centro storico e per il 20% in periferia. Di contro, gli esercizi commerciali con metratura dai 400 ai 1500 mq e oltre come ristoranti, fast food e negozi di abbigliamento sono localizzati principalmente nei centri commerciali e nei cosiddetti «retail park».
Secondo l'ultimo Capital Confidence Barometer di EY, oltre il 50% dei retailer ha delle difficoltà nell'identificare e nel reclutare risorse con le nuove competenze richieste dal settore. Dall'indagine EY-Confimprese è inoltre emerso che il grado di conoscenza delle tematiche "digital" è ritenuto generalmente medio. Il 74% delle aziende non ha ancora avviato iniziative per migliorare le competenze digitali; meno del 20% ha attuato un piano di digital transformation per creare ambienti lavorativi digitali e solo circa il 25% ha attivato corsi di formazione specifici. «Sono in atto molti cambiamenti, a partire dalle piattaforme e-commerce. Il consumatore si informa sui social, questo deve essere tenuto presente.
Il prodotto è quasi diventato meno importante rispetto all'esperienza che uno fa e che poi condivide su Internet», ha sottolineato Donato Iacovone, amministratore delegato di EY in Italia.
Aggiungendo che «se l'esperienza è positiva, anche quella socializzata, allora il consumatore è disposto a pagare anche qualcosa di più. Chi vende oggi non può prescindere da questi dati. Si può dunque recuperare produttività tramite la tecnologia ma questo significa che ci vogliono competenze nuove».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.