Politica economica

Rete unica, il governo stringe. "Una parte sia pubblica"

Ieri il tavolo tecnico, a giorni il vertice dei ministri. Occhi su Cdp e Tim, che riparte in Borsa (+3,4%)

Rete unica, il governo stringe. "Una parte sia pubblica"

Il governo prende in mano la partita della rete unica di Tim e vuole giocare un ruolo da protagonista. L'esecutivo guidato da Giorgia Meloni la ritiene una questione talmente strategica, da parlarne a margine della presentazione della manovra. Nei prossimi giorni ci sarà una riunione tra tutti i ministri interessati al dossier Tim «coordinati dalla presidenza del consiglio» ha detto il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, un tavolo a cui si siederanno con lui anche il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Innovazione Alessio Butti (secondo indiscrezioni, parteciperebbe anche il sottosegretario Alfredo Mantovano) e potrebbe coinvolgere anche i soggetti industriali interessati all'operazione. A precederla si è svolta ieri, invece, in via Vittorio Veneto una riunione tecnica.

«Sulla rete unica noi abbiamo detto che lo Stato deve avere il controllo sulla parte di rete che ha un interesse strategico», ha proseguito Giorgetti. Mentre la parte che fa riferimento ai servizi «può essere rimessa ai giochi di mercato. Questo è il passaggio complicato che ci aspetta nelle prossime ore per trovare una soluzione nell'interesse di Tim, dei lavoratori, salvaguardando l'interesse generale e cioè il controllo pubblico sulla rete». Mentre i sindacati chiedono di poter partecipare al tavolo per decidere il futuro di Tim, chiedendo di non farne uno spezzatino, la dichiarazione del governo ha lanciato il titolo in Borsa, che sale del 3,45% a 0,22 euro dopo essere stato sospeso in asta di volatilità.

Il Cda di Tim, guidata dall'ad Pietro Labriola, ha già apparecchiato l'azienda per il cosiddetto piano A, quello che dovrebbe realizzare il progetto rete unica attraverso la vendita della rete di Tim a Open Fiber (controllata al 60% da Cassa depositi e prestiti e al 40% da Macquarie) per poi fondere le due infrastrutture. L'ad è al lavoro per creare una NetCo, con in pancia la rete, una ServCo, dedicata ai servizi. E, infine, una Tim Enterprise, che fa capo ai servizi per le imprese e l'unica per cui il cda ha approvato il processo di societarizzazione.

Una svolta potrebbe essere la riunione politica tra tutti i ministri interessati al dossier che, secondo le attese, dovrebbe dare un'indicazione operativa alla Cdp, che è peraltro il braccio finanziario del Tesoro, nonché azionista di Tim e Open Fiber. Entro il 30 novembre c'è la deadline per l'offerta: la società guidata da Dario Scannapieco, secondo il Corriere della Sera, potrebbe mettere sul piatto tra i 16 e i 18 miliardi di euro, inclusi circa 12 miliardi di debito. Sempre il 30 novembre è fissato il Cda di Tim, che per ora ha all'ordine del giorno solo la governance con il board che deve essere integrato con uno o due consiglieri dopo gli addii di Luca De Meo e Frank Cadoret.

Nel toto nomi per i sostituti erano finiti Stefano Proverbio (direttore emerito di McKinsey), Barbara Cominelli (ceo di Jll) e Massimo Sarmi (presidente di Fibercop).

Commenti