Economia

La rivoluzione sulle tasse: spunta la semi-flat tax

A luglio al via il progetto di riforma dell'Irpef che partirà proposte della Bicamerale: il centrodestra punta a ridurre le tasse sugli aumenti di reddito da un anno all'altro, Pd e M5s a favorire i contribuenti medio-bassi

La rivoluzione sulle tasse: spunta la semi-flat tax

La riforma fiscale sta per essere approvata e nel 2022 potremo avere una nuova Irpef: la Commissione Bicamerale, dopo 61 audizioni e quattro mesi di lavoro, ha quasi concluso il suo compito ed il responso si attende per fine giugno.

Cosa vogliono i partiti

Le ipotesi più estreme, come la flat tax radicale e il modello tedesco più progressivo e teso a riportare molte imposte nell'Irpef, sembrano defilarsi. Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia vorrebbero una flat tax incrementale, cioé valida solo per i redditi aggiuntivi, mentre Pd e M5S insistono su una riduzione del numero delle aliquote e su un intervento sul secondo e terzo scaglione dove esplodono le aliquote marginali che penalizzano i lavoratori del ceto medio basso. L'obiettivo comune, invece, è quello di semplicifare e puntare sull'assegno unico. Come si legge su Repubblica, il documento che la Lega sta per depositare in Commissione, in versione definitiva, parla di "flat tax incrementale", cioè dell'introduzione di una aliquota piatta solo oltre una certa soglia di progressività. Sulla stessa linea anche Forza Italia che nel suo documento parla di "rimodulazione degli scaglioni con una riduzione delle aliquote" e di flat tax ma solo come "incrementale" rispetto ai redditi dell'anno precedente. La riforma proposta da Italia Viva prosegue con le tre aliquote da fissare in base alle risorse che saranno disponibili mentre per Fratelli d'Italia, al primo punto c'è la flat tax incrementale al 15% rispetto a quanto guadagnato nell'anno precedente, misura che ormai unisce i tre partiti del centrodestra.

Cosa chiede la Lega

Come accennato, nel documento che la Lega sta per depositare in Commissione, in versione definitiva, si parla di “ampliare la mini flat tax”, cioè il meccanismo introdotto dal governo gialloverde che prevede un forfait al 15% per le piccole partite Iva. Quanto invece alla tassa piatta, elaborata da Bagnai, Bitonci e Centemero, si limita a parlare di “flat tax incrementale”, cioè dell’introduzione di una aliquota piatta solo oltre una certa soglia di progressività. Il documento invita a “sfoltire la selva di adempimenti fiscali e tributari e ridurre le oltre 800 leggi che si sovrappongono complicando la vita ai contribuenti”. Si prosegue dicendo “no” all'aumento dell'Iva, a tasse sulla prima casa e/o patrimoniali e si propone una “no tax area-opzionale” per redditi bassi che verrebbero esentati da imposte e adempimenti. Inoltre si chiede di abolire microtasse, Irap e Imu sui fabbricati occupati o inagibili.

Forza Italia: rimodulare gli scaglioni

Oggi Forza Italia, nel documento depositato, parla di “rimodulazione degli scaglioni con una riduzione delle aliquote” ma il concetto di flat tax, seppure mitigato, non viene abbandonato: “Lo scaglione centrale deve modularsi – dice il documento – come una flat tax del ceto medio”. Nei 21 punti di sintesi anche Fi recupera la flat tax ma solo come “incrementale” rispetto ai redditi dell’anno precedente. Chiede inoltre la riduzione delle aliquote Iva a due, la semplificazione normativa e la pace fiscale per “sanare i debiti pregressi”.

Fratelli d’Italia: flat tax al 15%

Il piano di Fratelli d’Italia sta per essere depositato in Commissione ma dal sito di Giorgia Meloni gli intenti di questo partito sulla materia fiscale emrgono con chiarezza. Al primo punto c’è la flat tax incrementale al 15% rispetto a quanto guadagnato nell’anno precedente – misura che ormai unisce i tre partiti del centrodestra. Si chiede anche la reale abolizione degli studi di settore e dello splitting payment (definito “scissione dei pagamenti”) per i soggetti Iva. Si propone inoltre un concordato generalizzato e due ulteriori richieste: l’abolizione dei termini stranieri dal linguaggio fiscale e il preavviso di due anni prima dell’introduzine di una nuova tassa.

La richiesta del Pd

C’è chi paga troppo e chi paga troppo poco, il fisco deve avere una natura redistributiva”, spiega Gian Mario Fragomeli a Repubblica, deputato del Pd, punto di riferimento del partito nella Commissione bicamerale per la riforma fiscale. Il Pd chiede il "salto" di aliquota, o delle aliquote marginali effettive, che nel secondo e terzo scaglione schizzano verso l’alto penalizzando straordinari e perfino i rinnovi contrattuali. Contrario alla mini flat tax, sarebbe disposto a ragionare sui sistemi sostitutivi dell’Irpef ma imponendo nella parte non progressiva degli elementi di equità come sulle rendite finanziarie.

Infine, nella riforma Irpef targata 5 Stelle gli scaglioni previsti sono tre più una “no tax area” che sale fino a 10 mila euro (oggi è 8 mila). L’aliquota più alta scende da 43 a 42%, quella al 41 arriva al 37% e quelle fino al 27 vengono riunite tutte al 23% per un costo calcolato di 3,5 miliardi. Secondo Leonardo Donno, deputato grillino della Commissione Bilancio, abbassare l’Iva può rappresentare una spinta positiva sui consumi in una fase è necessario rivitalizzare la domanda.

Esistono varie modalità di abbassamento dell’Iva, che può essere generalizzata, selettiva, o inserita in un’operazione legata al cashless”.

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