Un'autorità di vigilanza, come dice la parola stessa, ha il compito di vigilare. Si tratta di una grande responsabilità perché, dalla qualità e dalla scrupolosa tempestività del suo intervento, dipende il corretto comportamento e indirizzo del settore oggetto del suo controllo. Allora capite bene quanto sia delicato il compito degli organi di controllo dei mercati finanziari. Mi riferisco a Banca d'Italia e Consob. Ebbene, tutto si può dire tranne che agiscano con tempestività. Ciò che ha dovuto sopportare un numero considerevole di risparmiatori, specie quelli di taglia ridotta, sta proprio ad indicare la presenza di numerose crepe nell'attività dei due soggetti «competenti». I casi delle ormai famose quattro banche territoriali, così come gli esempi di Popolare di Vicenza e Veneto Banca (ma la lista è piuttosto lunga), hanno fatto emergere tutta la lentezza di Banca d'Italia e Consob nell'intervenire con tempestività davanti a modi di operare assai licenziosi e discutibili. Che hanno portato quegli istituti di credito sull'orlo del default. Con danni incalcolabili per la collettività, in primo luogo famiglie e imprese. Tradite da realtà che avrebbero dovuto garantire la difesa dei propri risparmi. Non credo che quei malcapitati abbiano apprezzato le parole di Giuseppe Vegas, presidente di Consob, nell'ultimo incontro con i rappresentanti del mercato. Riferendosi ai casi più scottanti ha spiegato come Consob abbia svolto per intero il suo dovere. Un discorso auto-assolutorio bello e buono; di cui non si avvertiva la necessità.
Urge una riforma delle authority: sburocratizzazione totale, liberazione dai partiti, conduzione con criteri manageriali. Insomma, autorità di vigilanza veloci nella registrazioni di incongruenze e nelle segnalazioni. La missione è quella. I risparmiatori devono potersi fidare dei mercati finanziari.www.pompeolocatelli.it