Il rilancio di Siena passa dai tagli

L'uscita di scena di Fabrizio Viola, l'amministratore delegato di Mps, ha penalizzato il titolo in Borsa. Il piano di risanamento messo in campo dall'istituto, con il sostegno convinto del governo, continua a deludere. E una certa irritazione destano le dichiarazione del ministro Padoan che, davanti alle oggettive difficoltà dell'istituto, non trova di meglio che dilungarsi in annunci tragicomici, parlando di soluzione in tempi rapidi. Per intanto, c'è da adoperarsi per l'aumento di capitale fino ad un massimo di 5 miliardi di euro. Come concordato con Mario Draghi. Dopo il fallimento dell'asse JpMorgan/Mediobanca il loro vagare in giro per il mondo non ha prodotto risultati. Anzi, uno sì: le porte in faccia dei possibili investitori internazionali ci si trova di fronte ad un passaggio tutt'altro che semplice considerata la scarsa fiducia del mercato. Il presente non aiuta e la corsa contro il tempo, in assenza di una visione lungimirante, potrebbe condurre ad altri gravi errori. Con conseguenze nefaste non solo per Mps, ma per il sistema creditizio nel suo insieme. Già coinvolto, ricordiamolo, a più riprese nelle diverse fasi del piano di salvataggio (le ferite sono sempre aperte!). La complessità della situazione è ampiamente certificata da quei 45 miliardi di crediti deteriorati che l'Istituto si trova in pancia (il periodo di riferimento è la fine del primo semestre dell'anno corrente). Ciò genera turbolenza quando invece occorrerebbe stabilità nella sua gestione operativa. Un'operatività che deve scontare la presenza di mille sportelli sul territorio e numeroso personale in esubero.

Il cambio di passo non può che partire da doverosi tagli (e lo Stato di faccia carico affinché siano il meno dolorosi possibile), base di un piano industriale finalmente credibile. Il risanamento passa di qui. Solo in quel caso si potrà trovare il partner internazionale.

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