Risparmiometro pronto al debutto: ecco cosa cambia

Il Risparmiometro confronta il saldo del conto corrente e le somme incassate nell’anno. Se emergono incongruenze, scatteranno i controlli

Risparmiometro pronto al debutto: ecco cosa cambia

Il “Risparmiometro” è sul punto di partire. Lo strumento messo a punto dall’Agenzia delle entrate per combattere l’evasione fiscale, che consente di analizzare i dati conservati nell’archivio rapporti finanziari, attende solo la riunione in programma il prossimo 12 novembre presso il ministero dell’Economia e finanze, dove sarà dato con ogni probabilità il via libera allo schema di convenzione Mef-Agenzia delle entrate (Ade) e Mef-Agenzia delle dogane e monopoli (Adm) in cui si discuterà della convenzione sugli obiettivi 2019-2021.

Inoltre si deciderà se terminare la fase di sperimentazione del risparmiometro sulle persone fisiche e dare il via ai controlli veri e propri sui conti correnti di tutti i contribuenti dal prossimo anno. Come riporta Money.it, con l’avvio di questo strumento partiranno non solo controlli sui conti correnti ma anche si carte di credito e prepagate.

Con il Risparmiometro 2020 si verificheranno ed incroceranno i dati delle fatture, dei consumi e i movimenti bancari con gli strumenti di intelligenza artificiale. In caso di incongruenze, queste verranno segnalate e potranno dare luogo ad accertamenti da parte dell’Agenzia delle entrate o della Guardia di finanza.

I dati riguardano i conto corrente, contro deposito titoli e/o obbligazioni, conto deposito a risparmio libero vincolato, rapporto fiduciario, gestione patrimoniale, gestione collettiva del risparmio, certificati di deposito, buoni fruttiferi, conto terzi individuale e globali. E anche carte di credito e prodotti finanziari e vendita e acquisto e metalli preziosi e oro.

Gli accertamenti avranno come focus i risparmi accumulati sui conti dei contribuenti. Scatterà l’allarme quando non vengono mai effettuati prelievi. Il principio di base è che, se un contribuente non tocca mai i risparmi depositati e dalla dichiarazione dei redditi non risultano ulteriori entrate, allora si può presumere che stia percependo denaro contante frutto di lavoro nero.

In caso di controlli, il contribuente dovrà fornire le dovute giustificazioni di fronte alle autorità. Questo non significa che chi sia entrato nel mirino dell’Agenzia delle entrate sia colpevole. La prima fase prevede un contraddittorio preventivo: il contribuente riceverà una convocazione da parte di un funzionario del Fisco per un incontro durante il quale dovrà spiegare le anomalie, magari presentando tutta la documentazione necessaria per dimostrare che non sono avvenute attività illecite.

Le prove difensive saranno valutate dal funzionario: se queste non saranno convincenti, potrà seguire un accertamento fiscale, ossia un controllo specifico con il quale verrà messa in luce la situazione del contribuente. Sono due le spiegazioni che si possono dare al Fisco. Il denaro sotto la lente di ingrandimento viene da una fonte esentasse, come la donazione di un genitore, o che la somma sia stata già tassata prima della sua erogazione, come nel caso di una vincita di una scommessa. In entrambe le situazione, però, è necessario tenere traccia di tutta la documentazione in forma scritta.

In sostanza, il Risparmiometro funziona all’inverso del Redditometro. Se quest’ultimo scovava i potenziali evasori sulla base delle spese sostenute nell’anno, poco lineari rispetto ai redditi dichiarati, il nuovo strumento invece lo fa tramite un confronto tra il saldo del conto corrente e le somme incassate nell’anno.

Secondo Italia Oggi, da tutte le attività di contrasto all’evasione, il Fisco conta di recuperare circa 14,2 miliardi di euro per il 2019. Anche l’Agenzia delle dogane è pronta scendere in campo, rafforzando la guerra al contante con l’aumento di controlli per chi transita al confine. Si ipotizzano 12 mila controlli nei confronti di tutti i soggetti che passano il confine, con una percentuale di violazioni valutarie di circa il 5%.

Una maggiore attenzione verrà posta alla lotta contro la sottofatturazione, prospettando un aumento del 47% del valore medio dichiarato

all’importazione in Italia rispetto al valore europeo. Le entrate previste nelle casse dello Stato dall’Iva all’importazione sono di circa 14,7 miliardi di euro per quest’anno. La riscossione dai dazi, invece, saràdi 2,5 miliardi.

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