
Chi ha pagato la Robin Tax sull'energia? Dovevano essere le ricche imprese del settore e invece anche questo costo sarebbe stato scaricato sulle spalle delle famiglie. Adusfeb e Federconsumatori, analizzando i dati dell'Autorità per l'energia venuti alla luce dopo le verifiche effettuate dalla stessa Autority, hanno appurato che nel 2010 le famiglie hanno subito rincari vietati dalle norme di legge sulle bollette energetiche per 67 euro, mentre nel 2011 e nel 2012 il rincaro sarebbe stato di circa 134 euro annui. «È cosa gravissima- hanno sottolineato le associazioni -: in due anni e mezzo sono stati sborsati indebitamente 335 euro in più. Ora l'Autority deve far conoscere i nomi delle aziende coinvolte, sanzionarle pesantemente e costringerle alla restituzione del maltolto». E ora le due associazioni non escludono «una possibile class-action».
Il rapporto dell'Autorità per l'energia segnala 199 casi, per un totale di 1,6 miliardi di incremento dei margini che sono finiti sulle spalle dei consumatori. Per legge l'Autorità deve svolgere attività di vigilanza in merito alla cosiddetta Robin Tax, vale a dire l'addizionale Ires imposta alle imprese energetiche nel giugno del 2008. La suddetta tassa, infatti, non può essere «traslata» sui consumatori, e quindi né in bolletta né, per esempio, costituire un incremento sui prezzi dei carburanti. La legge vieta esplicitamente alle imprese «di traslare l'onere della maggiorazione d'imposta sui prezzi al consumo» e affida all'Autorità il compito di vigilare «sulla puntuale osservanza della disposizione». Ebbene, nella relazione presentata in Parlamento, a fine gennaio, l'Autorità rileva invece un quadro fortemente critico, in cui appare evidente che molte imprese si rifanno proprio sui consumatori. Nel corso dell'attività di vigilanza svolta sui dati relativi al 2010, infatti, l'Autorità ha «pizzicato» 199 operatori (sui 476 totali), di cui 105 appartenenti al settore dell'energia elettrica e gas, e 94 a quello petrolifero, in cui «è stata riscontrata una variazione positiva del margine di contribuzione semestrale riconducibile, almeno in parte, alla dinamica dei prezzi».
Insomma, per l'Autorità «è ragionevole supporre che, con l'introduzione dell'addizionale Ires, gli operatori recuperino la redditività sottratta dal maggior onere fiscale, aumentando il differenziale tra i prezzi di acquisto e i prezzi di vendita».
E sempre per l'Autorità i margini accumulati dalle aziende sono elevati. Nel secondo semestre 2010 per le aziende elettriche e del gas si tratta di una somma pari a circa 0,9 miliardi in più rispetto al corrispondente periodo pre-tassa, mentre per quelle petrolifere la cifra è appena più bassa: circa 0,7 miliardi.