Finanziamenti pubblici per 7,5 milioni destinati a corsi di formazione che, in realtà, non sono mai stati avviati: è questa la contestazione che la Procura di Torino e la Guardia di finanza muovono a Gianmario Rossignolo, 82 anni (ex manager di Fiat, Zanussi e Telecom) e ad altre due persone, arrestate ieri. Le fiamme gialle hanno eseguito ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del capoluogo piemontese su richiesta del procuratore aggiunto Alberto Perduca e notificate in Piemonte, Lombardia e Toscana. A Livorno ha sede la De Tomaso, azienda automobilistica produttrice di auto di lusso rilevata da Rossignolo nel 2009 e già dichiarata fallita dal locale tribunale (istanza analoga è arrivata anche dal tribunale di Torino). In Piemonte la De Tomaso aveva acquisito l'impianto ex Pininfarina di Grugliasco e gran parte dei dipendenti dell'azienda che avrebbero dovuto essere riqualificati con i corsi di formazione finanziati con fondi pubblici. Secondo l'accusa, per accedere ai contributi è stata utilizzata una fidejussione falsa dell'ammontare di alcuni milioni, e parte dei fondi è finita nelle tasche di dirigenti della De Tomaso. Secondo la ricostruzione degli inquirenti parte dei soldi che la De Tomaso ha ricevuto sarebbero stati adoperati per gli stipendi agli operai, ma anche per emolumenti alla famiglia Rossignolo e a manager di fiducia. Ai dipendenti è stato versato un totale di 700mila euro. Alla famiglia e al management ne sono stati attribuiti 400mila.
Il grosso della somma (tre milioni) è stato utilizzato per pagare i fornitori, mentre un milione e 700mila euro è stato versato al professionista bergamasco che, procurando all'azienda una falsa fidejussione, ha contribuito al perfezionamento della truffa.
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