Saipem sospende il progetto South Stream, il gasdotto nato per connettere direttamente Russia ed Unione europea, eliminando ogni Paese extra comunitario dal transito. Una maxi opera da 16 miliardi per la quale sono impegnate in consorzio il gruppo Eni, Gazprom e Wintershall e sulla quale, da tempo, era in corso un duro braccio di ferro tra Bruxelles e Mosca culminato, martedì, nell'annuncio del premier Vladimir Putin di uno stop russo al progetto.
Nel dettaglio, nella tarda serata di ieri Saipem ha annunciato (dopo notifica del consorzio) che sono sospesi «tutti i mezzi navali a oggi impegnati nelle attività relative alla posa delle tubazioni». E che, allo stato attuale «non è possibile determinare gli impatti economici della sospensione in quanto non è nota la durata nè è prevedibile la decisione finale del cliente».
Una vera doccia fredda dopo che, nel pomeriggio, Bruxelles aveva aperto uno spiraglio alla fattibilità dell'opera dando respiro, per un paio d'ore al titolo in Borsa. Dopo lo scambio di accuse, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, aveva affermato che il gasdotto «si poteva costruire, e le questioni non erano insormontabili». Juncker aveva spiegato che la Russia è «un problema strategico» per la Ue a causa della crisi ucraina, garantendo che Bruxelles avrebbe lavorato con Mosca. Nel corso della stessa conferenza stampa, anche il primo ministro bulgaro, Boyko Borissov, ha continuato a sostenere South Stream, ricordando che il 9 dicembre i ministri dell'Energia si incontreranno per discutere dell'opera. Sospendendo il progetto, viene meno l'incertezza che da giorni aleggiava sulla commessa, cruciale per la controllata dell'Eni.
Tuttavia l'impatto, oggi con l'apertura dei mercati, non sarà trascurabile (ieri il titolo ha chiuso in calo dello 0,7% a 9,93 euro). South Stream ha, infatti, un peso rilevante sulle stime 2015-2016, tanto che gli analisti hanno tagliato le previsioni di ebit del 21% per il prossimo anno a 774 milioni (952 milioni il consenso di Bloomberg) e dell'11% per il 2016 a un miliardo (1,13 miliardi il consenso). Eliminando il contributo di South Stream e incorporando uno scenario di settore più cauto, anche l'utile per azione è stato abbassato del 26% (2015) e del 13% (per il 2016). «Tuttavia spiega Equita - la società ha dimostrato nel corso dell'anno di saper mantenere intatta la sua capacità commerciale, con l'acquisizione di oltre 16 miliardi di ordini», resta da capire l'evoluzione che avranno anche altri dossier tra cui le «investigazione in Algeria e il rifinanziamento del debito in una situazione di alta leva finanziaria». A non aiutare è anche il crollo del prezzo del petrolio (-36% negli ultimi 5 mesi), accentuato dalla decisione dell'Opec di mantenere invariato il target produttivo di 30 milioni di barili al giorno.
Fattori che spingono gli analisti a tenere i fari puntati sulle oil company.E in casa del Cane a sei zampe l'attenzione è tutta per il dividendo Eni. Per Mediobanca «c'è una minore visibilità e in dubbio è la sostenibilità di un ritorno fissato al 7%».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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