Saipem prova a «dribblare» greggio e Russia

Saipem prova a «dribblare» greggio e Russia

Fine anno in salita per Saipem che oggi, in cda, farà il punto sulle difficoltà emerse nell'ultima parte dell'anno: il crollo del prezzo del petrolio e l'annullamento del progetto per la costruzione del gasdotto South Stream. Due «no» di cruciale importanza per iniziare a ragionare sui numeri del 2015: dai target finanziari, agli investimenti. La società non conferma nè la riunione odierna nè il suo ordine del giorno, ma gli occhi del mercato sono tutti puntati sul board: le sue decisioni, secondo indiscrezioni, potrebbero avere dirette conseguenze sulla stessa capogruppo Eni.

Il Cane a sei zampe ha programmato, a luglio, di avviare la cessione del 42% di Saipem, ma il suo valore è andato via via riducendosi complice la crisi petrolifera. Un duro colpo per la società, che stava cercando di risollevarsi da un biennio già difficile: a pesare sono stati i due profit warning (a gennaio e a giugno 2013), innescati dalle inchieste della Procura di Milano sulle presunte tangenti pagate in Algeria, che hanno costretto i manager a svalutare molti contratti. Per non parlare dei contrattempi in Angola che hanno causato extra-costi per 30 milioni. E così il titolo - che solo un anno fa viaggiava sopra i 30 euro - ora è sotto i 10 euro: ieri ha chiuso la seduta a 9,13 euro, -1,9%. «Con questi numeri - spiega un analista - più che una cessione, si tratterebbe di una svendita, è quindi molto probabile che Eni riveda i suoi piani, con ricadute a cascata sui target di dismissioni e di conseguenza sui conti, con il rischio di non poter sostenere il dividend-yield per il prossimo anno». Molto dipenderà dalle prossime mosse di Saipem, per questo il cda di oggi è considerato un driver importante per entrambi i titoli in Borsa. Al centro dell'attenzione ci sarà il South Stream. Nel gasdotto da 16 miliardi - nato per connettere direttamente Russia ed Unione Europea, eliminando ogni Paese extra comunitario dal transito - sono impegnate in consorzio il gruppo Eni (con Saipem), Gazprom e Wintershall. Tuttavia, un duro braccio di ferro tra Bruxelles e Mosca è culminato, martedì, nello stop russo al progetto. A cascata, anche la società ha congelato la commessa con conseguenze rilevanti per il titolo Saipem, che, da allora, ha lasciato sul terreno circa 800 milioni di capitalizzazione. Nei giorni scorsi l'ad, Umberto Vergine, aveva evidenziato che i ricavi 2015 relativi al progetto inseriti a budget erano 1,25 miliardi e che il contratto prevede clausole di copertura che però non proteggono completamente dai ricavi persi e dai costi di fermo dei mezzi.

Un punto su cui forse già oggi la società potrebbe fare chiarezza. Nel computo 2015, il board dovrà poi considerare il crollo del mercato petrolifero (-40% in cinque mesi); un trend che rischia di allungare il periodo di «transizione» di Saipem ben oltre il 2014.

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