Economia

"Il Salone del Mobile non si ferma ma le imprese non vanno lasciate sole, il governo intervenga"

Dopo il rinvio a giugno della manifestazione, appello di FederlegnoArredo, Orsini: "Da governo e istituzioni risposte rapide, senza Salone impatto negativo sul sistema Paese di 1-1,3 miliardi di euro". Claudio Luti: "È necessario metterci tutti insieme per far uscire Milano, la Lombardia, l’Italia da questa situazione". L'ipotesi di un bonus per la manifestazione

"Il Salone del Mobile non si ferma ma le imprese non vanno lasciate sole, il governo intervenga"

Il Salone del Mobile.Milano 2020 si farà, lo slittamento di due mesi della manifestazione del design più importante al mondo che si terrà in Fiera Milano dal 16 al 21 giugno non è certo una resa ma una presa d’atto responsabile legata all’emergenza coronavirus e alle sue conseguenze sull’economia del Paese. “Giugno era l’unico mese che potevamo prendere in considerazione perché andare oltre avrebbe costretto le aziende a presentare le loro novità troppo a ridosso dell’edizione di aprile dell’anno prossimo e sarebbe inutile”, spiega Claudio Luti, presidente del Salone del Mobile che aggiunge: “Dobbiamo però aiutare le imprese a riuscire a superare questo momento gravissimo, non possiamo farle morire. Abbiamo fatto questa scelta dopo aver sentito molti imprenditori e aziende italiani e di Paesi diversi”.

Decisione non facile, sofferta, che richiede azioni importanti e urgenti perché, sottolinea Luti, “è necessario metterci tutti insieme per far uscire Milano, la Lombardia, l’Italia da questa situazione. Dobbiamo spiegare al mondo che siamo qui, con la nostra forza e volontà di andare avanti superando un momento così terribile di emergenza sanitaria pensando anche alle aziende e al lavoro. Fare tutto il meglio e tutti assieme per far tornare al mondo la voglia di venire in Italia e al Salone di giugno che non deluderà e guarda anche all’edizione 2021, quando celebrerà i suoi 60 anni”.

Fare squadra per sostenere il settore del mobile-arredo che da solo fattura oltre 40 miliardi di euro ed è uno dei pilastri del made in Italy “non solo per venire al Salone del Mobile ma soprattutto per superare questo gravissimo momento economico”. “Ricordiamoci - spiega ancora Luti - che non ci sono solo le grandi imprese ma anche quelle medie e piccole. È la filiera più bella del mondo, il Salone è un involucro prestigioso ma sono le aziende che fanno il Salone e lo possono fare perché dietro hanno questa filiera unica”.

Appello ribadito anche da Emanuele Orsini, presidente di FederlegnoArredo: “È il momento di prenderci tutti per mano, imprenditori, istituzioni, Ice perché il Salone non può fermarsi, il Paese non può fermarsi mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. Gli imprenditori investono sul Salone ma non possono fare tutto con le loro forze e ci hanno chiesto una cosa sola: di non essere lasciati soli”.

“Stiamo facendo la nostra parte e chiediamo che il governo dia risposte rapide e concrete. Se saltasse il Salone del Mobile di Milano stimiamo che l'impatto negativo sul Paese sarebbe di 1-1,3 miliardi di euro. Il Salone si fa a condizione che che ci prendiamo tutti per mano, questa è la svolta che serve. Non possiamo pensare che all'estero l'Italia sia vista come un Paese che fa fatica a esportare le merci. Il Salone è formato da aziende d’eccellenza, fanno arrivare da 184 Paesi buyer che comprano i nostri prodotti. Chiederemo a Ice, Mise e Ministero degli Esteri di darci una mano a far venire persone da tutto il mondo: giugno diventerà un mese importante per la concentrazione fieristica italiane e dobbiamo chiedere un grande sacrificio a tutti per fare sistema. E serve il sostegno di Regione Lombardia e del Comune di Milano sul territorio. Per fare sistema metteremo in campo anche iniziative in sinergia con il settore della moda”.

E c’è un altro tema importante, “organizzare il Salone costa circa 300 milioni di euro - dice Emanuele Orsini -, governo e istituzioni potrebbero pensare anche a un bonus per la manifestazione”. Non solo, sul versante delle fiere non va dimenticato il settore delle imprese specializzate in allestimenti.

“Non potranno lavorare per diversi mesi per poi occuparsi di molte fiere che si terranno nello stesso periodo, per loro chiederemo lo stato di crisi per facilitare la ripartenza”.

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