Troppi rischi e pochi benefici: il matrimonio tra Deutsche Bank e Commerzbank non s'ha da fare. I due istituti tedeschi hanno infatti annunciato ieri, alla vigilia delle assemblee, che le trattative aperte ormai da quasi due mesi sono finite su un binario morto: «Dopo un'attenta analisi, il consiglio di gestione di Deutsche Bank ha concluso che una combinazione con Commerzbank non avrebbe creato sufficienti benefici per compensare i rischi di esecuzione addizionali, i costi di ristrutturazione e i requisiti di capitale associati a una integrazione di tali dimensioni. Ne consegue, che le due banche hanno deciso di interrompere le discussione», si legge nella nota diffusa da Deutsche Bank. L'istituto «continuerà ad esaminare tutte le alternative per migliorare la redditività nel lungo termine e i ritorni per gli azionisti».
In Borsa, dopo l'annuncio, Commerz è scesa del 2,6% mentre Deutsche è salita del 2,3% dimostrando quanto l'operazione non fosse gradita agli investitori. Del resto, l'ipotesi di fusione ha sollevato forti critiche da parte di sindacati, che temevano la perdita di 30mila posti di lavoro, e dalla Vigilanza della Bce che prima di dare il via libera a una fusione avrebbe chiesto un aumento di capitale (stimato attorno ai 10 miliardi) da parte di Deutsche Bank come cuscinetto patrimoniale. Una manovra invisa agli azionisti (come il Qatar e il fondo cinese Hna) già scottati dal crollo delle quotazioni: nel 2017, Deutsche Bank aveva dovuto varare un aumento di capitale da 8 miliardi e da allora il valore del titolo si è dimezzato.
Le nozze sembravano piuttosto un desiderata del governo tedesco, guidato dal ministro delle Finanze Olaf Scholz, che possiede il 15% di Commerz e che ha spinto per la creazione di un campione nazionale come panacea per i mali di entrambe le banche. E che ieri ha commentato lo stop al negoziato sottolineando che le imprese tedesche «hanno bisogno di istituzioni creditizie competitive che le possano accompagnare in tutto il mondo».
Il problema è cosa succederà adesso. C'è una «bomba» tedesca che si aggira per l'Europa? A disinnescarla potrebbe arrivare l'italiana Unicredit: Commerzbank diventa infatti appetibile per un'acquisizione straniera e l'istituto guidato da Jean Pierre Mustier, erano le voci circolate nelle settimane scorse, sarebbe stato pronto a farsi avanti proprio in caso di fallimento delle nozze con Deutsche con l'idea di fonderla con Hvb, la banca tedesca già controllata dal gruppo italiano e fortemente radicata nel ricco sud della Germania. Da Piazza Gae Aulenti le bocche restano cucite. Rimandando alle dichiarazioni fatte dall'ad davanti all'assemblea dei soci lo scorso 11 aprile: «Il nostro piano è basato su presupposti organici, abbiamo sempre detto che l'Europa ha bisogno di banche più grandi ma anche che le combinazioni sono difficili e la loro probabilità è molto bassa quindi non trattenete il respiro», aveva detto Mustier.
Di certo, il mancato raggiungimento di un accordo aumenterà la pressione su Deutsche Bank affinché apporti ulteriori cambiamenti radicali, come tagli alla sua banca di investimenti negli Usa, chiesti dai regolatori e da alcuni grandi investitori. Tanto che aumentano i rumors sulla creazione di una «bad bank» mentre il gruppo sta già valutando un accordo tra la sua divisione di asset management (Dws) e competitor come Ubs, Allianz e Amundi.
L'ad Christian Sewing conta di chiudere il primo trimestre dell'anno con un utile di circa 200 milioni e ricavi per circa 6,4 miliardi. Ma quello che si attende il mercato adesso è una valida alternativa alle nozze in salsa tedesca.
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