Stretta ai contanti: ecco cosa cambia dal primo luglio

A partire dal primo luglio il limite massimo di spesa scenderà da 3mila a 2mila euro. Ma è battaglia sulle limitazioni all'uso dei contanti

Stretta ai contanti: ecco cosa cambia dal primo luglio

Stando ai provvedimenti varati dal governo giallorosso lo scorso anno, a partire dal prossimo primo luglio scatterà una stretta per limitare l'uso dei contanti. In particolare, il limite massimo di spesa scenderà dagli attuali 3mila euro ai 2mila euro.

Se non ci fosse stata la bomba sanitaria provocata dal Covid-19, la novità sarebbe entrata in circolo senza particolari intoppi. Tuttavia, come sottolinea La Repubblica, la questione è ancora apertissima. Già, perché non è detto che la misura sul contante ottenga il via libera così tanto facilmente.

Il motivo è semplice: applicare una stretta sul cash in un momento delicato come questo, proprio ora che l'Italia sta cercando faticosamente di rialzarsi dopo mesi da incubo, potrebbe frenare gli acquisti di beni e servizi, congelati da settimane di lockdown forzato.

Prima che scoppiasse l'emergenza sanitaria, la misura sul contante, confezionata quando il nuovo coronavirus poteva essere immaginato giusto in qualche film di fantascienza, era stata pensata e approvata per facilitare la lotta all'evasione fiscale.

Battaglia sulla limitazione dei contanti

A opporsi alla limitazione del contate troviamo, ad esempio, Forza Italia. Un emendamento al decreto rilancio (art. 164 bis), a firma in prima linea di Gelmini e Prestigiacomo, chiede di abrogare l'intera riduzione prevista dal decreto risalente allo scorso ottobre, la quale prevede di scendere a mille euro a partire dal primo gennaio 2021. Emblematica la risposta del viceministro dell'Economia, Antonio Misiani, in quota Pd: "Siamo contrari".

La battaglia sulla limitazione dei contanti non è certo una novità. Va avanti da tempo, anche se adesso il tema è tornato alla ribalta. Complice la pandemia, molte attività hanno puntato sulla vendita online; inoltre, al fine di limitare il più possibile i contatti non necessari, il governo ha raccomandato di affidarsi ai pagamenti con bancomat, lasciando da parte monetine e banconote.

Vittorio Colao, leader della task force di esperti arruolata da Giuseppe Conte per la ripartenza dell'Italia nella fase 2, pochi giorni fa aveva spiegato che "del contante non c'è bisogno" e "nemmeno dei pos". "Ogni smartphone – ha aggiunto - può fare queste operazioni. È chiaro che bisogna creare degli incentivi per chi fa e per chi riceve i pagamenti elettronici".

Dello stesso avviso il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, che recentemente ha accennato al tema della "riforma fiscale", da realizzare anche con il "superamento del contante". "Penso – ha quindi concluso Gualtieri - che i cittadini siano consapevoli di quanto questo sia utile. La digitalizzazione dei pagamenti sarà sempre più possibile".

Barricate da parte del centrodestra. Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, ha sottolineato come l'equazione "meno contante uguale meno evasione è contraddetta dalla realtà" visto che "la gran parte dell'evasione avviene senza contante, attraverso mezzi molto più sofisticati e sfuggenti".

Anche Antonio Martino, sempre di FI, ha bocciato senza esitazione la "pessima idea" del governo.

Un'idea "che rischia di portare il Paese nel baratro". "Nella vita reale – ha spiegato ancora Martino - la maggior parte di evasione avviene senza contante ma attraverso altri metodi". La battaglia sta per entrare nella fase più calda.

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