La scure di Moody’s sui colossi bancari

Tagliato il rating di 15 istituti internazionali. E per salvare le banche spagnole servono 62 miliardi

La scure di Moody’s sui colossi bancari

Il premier spagnolo, Mariano Rajoy, si presenterà oggi all’incon­tro a Palazzo Madama con Mario Monti, Angela Merkel e François Hollande forte di una certezza: alle bancheibericheservonomoltome­no de­i 100 miliardi di euro messi a di­sposizione dal piano di aiuti euro­peo. Il fabbisogno di capitale - che secondo il presidente dell’Euro­gruppo Juncker verrà richiesto uffi­cialmente «entro lunedì» - è infatti compreso, in situazioni di stress di mercato, tra un minimo di 51 e un massimo di 62 miliardi, così come emerge dall’esame svolto dalle so­cietà di consulenza Oliver Wyman e Roland Berger. La forchetta relativa allo scenario più avverso (calo del Pil del 6,5% fino al 2014) coincide con le stime circolate nelle ultime settimane, dopo che il buco da 23 miliardi denunciato da Bankia ave­va portato alla luce tutta la fragilità degliistitutiespostiallabollaimmo­biliare. I primi tre gruppi, Santan­der, BbvaeCaixa, nonavrannobiso­gno di capitale aggiuntivo, ha spie­gato il segretario di stato all’Econo­mia Fernando Latorre.

Nel complesso si tratta di una buonanotizia, oscurata però dal de­classamento - giunto in serata - da parte di Moody’s di 15 istituzioni fi­nanziarieglobali, fralequalileame­ricane Morgan Stanley, Bank of America, Citigroup, JPMorganeno­ve europee, tra cui Deutsche Bank, Credit Suisse («cut» di tre gradini) e BNP Paribas (con ripercussioni an­che sulla sua controllata italiana, Bnl). L’ennesimo colpo di scure sul sistema creditizio era nell’aria e nel pomeriggio aveva raffreddato i rial­zi delle Borse (+0,14% Milano).

Le banche restano così tra gli anel­li più deboli della crisi, come certifi­cato anche dal Fmi guidato da Chri­stine Lagarde, la quale ha definito «critica» la situazione dell’eurozo­na, invitando la Bce ad essere «più coraggiosa» e caldeggiando «l’unio­ne bancaria ». Non a casol’Europe­an systemic risk board, presieduto dal numero uno della Bce, Mario Draghi, ha parlato ieri di bisogno ur­gente «di sostenere meccanismi cre­dibili p­er la ricapitalizzazione e lari­strutturazione del settore banca­rio ». Ma non saranno solo le ban­che al centro della quadrilaterale di oggi a Roma, in vista del cruciale ver­tice Ue di fine mese, nel cui menu fi­gurano crescita, fiscal compact, fi­no al cordone di sicurezza per i titoli pubblici di Italia e Spagna. Su que­st’ultimo punto è prevedibile che Monti, Hollande e Rajoy facciano pressioni sulla Merkel per convin­cerla ad utilizzare il fondo salva- Sta­ti europeo Efsf. Un’idea accolta con freddezza da Berlino, che subordi­na l’­utilizzo del paracadute a una ri­chiesta formale di aiuti. Come al so­lito, il rischio è quello di una spacca­tura tra i leader, già emersa nella riu­nione di ieri dell’Eurogruppo: Ita­lia, Francia e Austria si sono dichia­rate favorevoli a una revisione delle condizioni del prestito alla Grecia, mentre la Germania ha confermato la linea dell’intransigenza, spalleg­giata dalla Finlandia.

Nel frattem­po, la Corte di giustizia Ue ha stabili­to ieri che il regime italiano sul “rial­lineamentofiscale” nel settore ban­cario, istituito nel 2004, costituisce un aiuto di Stato illegittimo che de­ve essere restituito dagli istituti ban­cari. La sentenza è stata emessa nel­l’ambito di un ricorso di Bnp Pari­bas e Banca Nazionale del Lavoro.

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