Seat sprofonda e chiede il concordato

Da 6 miliardi di euro di valore a 18 milioni in meno di 10 anni. È la difficile parabola borsistica di Seat Pagine Gialle che ieri è crollata in Piazza Affari di un ulteriore 26% portando il valore dell'azione a 1,1 centesimi di euro. In pratica ci vogliono oltre 100 azioni Seat per una tazzina di caffè, portando il ribasso da inizio anno a oltre l'80%.
La crisi e l'altissimo indebitamento hanno dato alla società, guidata da Vincenzo Santelia, il cosiddetto «colpo di grazia»: così il consiglio di amministrazione, che aveva già stabilito di bloccare il pagamento della tranche di debito obbligazionario in scadenza, ha dichiarato di non disporre delle risorse finanziarie sufficienti per far fronte alle scadenze del 2013, chiedendo l'ammissione alla procedura di concordato preventivo. Per l'anno in corso infatti, ha comunicato la società, gli impegni finanziari previsti ammontano a 200 milioni di euro, di cui 70 per quota capitale e 130 per interessi, contro una stima di generazione di cash flow per il debito di 50 milioni e liquidità per altri 100. Il cda ha quindi deliberato, lunedì sera, di presentare una domanda di pre-concordato al fine di tutelare il patrimonio, in attesa di elaborare la proposta e il relativo piano. Del resto la società aveva già comunicato la decisione di non procedere al pagamento della cedola semestrale in scadenza al 31 gennaio delle obbligazioni senior secured e non pagherà neanche le rate di interesse del finanziamento bancario senior che avrebbe onorare pagare oggi. Il cda ha dunque verificato «che gli obiettivi economici e finanziari che erano stati fissati nel piano presentato e nelle proiezioni di stima elaborate in occasione della recente ristrutturazione dell'indebitamento non sono più attuali e raggiungibili». Il risultato è che il livello di indebitamento finanziario non è più sostenibile e rappresenta anche un ostacolo per interventi di sviluppo industriale. Secondo la società, il piano di concordato sarà volto a garantire la continuità aziendale sulla base di un impianto strategico realistico e basato su un livello di indebitamento sostenibile, mantenendo il focus sullo sviluppo del business.
Sullo sfondo c'è anche il ricorso in tribunale da parte di un gruppo di piccoli azionisti rappresentati dall'avvocato Ugo Scuro, di Roma, che ha definito emblematica la vicenda Seat.


L'intento dell'avvocato Scuro è quello di dimostrare il danno irreparabile fatto nel 2003 con l'operazione di leverage buyout con il pagamento, da parte della società, di 3,7 miliardi di euro ai fondi d'investimento. Il risultato è che, da allora, la società è gravata da un pesante debito che adesso, nonostante le ristrutturazioni, rischia di non venir mai rimborsato.

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