Economia

Un settembre "caldo" da Alitalia all'ex Ilva

Sindacati e governo divisi ai tavoli di crisi. Domani nuovo round per Ita

Un settembre "caldo" da Alitalia all'ex Ilva

Dall'Ilva ad Alitalia, passando per la rete unica e le Autostrade sono diverse le grandi partite industriali irrisolte e ancora pendenti sul tavolo del governo Draghi. Sul fronte sindacale si preannuncia dunque un autunno caldissimo che metterà alla prova il dialogo con il nuovo esecutivo.

La nascita di Ita, sorta dalle ceneri di Alitalia, è ormai stata definita, ma il primo confronto tra rappresentanti dei lavoratori e governo è stato negativo e domani ci sarà un nuovo round. I sindacati vogliono lumi sul destino dei dipendenti Alitalia: 10.500 lavoratori in totale. Nella nuova Ita guidata dall'ad Fabio Lazzerini andranno solo in 2.800 (5.750 a fine piano). Il confronto sarà serrato e continuo, ma il 24 settembre è stato indetto uno sciopero generale. Cosa potrà tirare fuori dal cilindro il governo è ancora incerto, ma le opzioni potrebbero riguardare i fondi per la cassa integrazione o il ricollocamento. Le discussioni per ora riguardano il ramo «Aviation» di Alitalia, l'asset che passerà con trattativa diretta a Ita assieme agli aerei (in leasing), i contratti e una fetta di personale. Al 31 dicembre scorso si contavano 4.766 assunti tra il personale navigante: 1.388 piloti, 3.378 assistenti di volo e 1.400 addetti di terra. Per chi resta fuori da Ita i sindacati propongono una cassa integrazione fino al 2025 che li accompagni verso l'assunzione o il pensionamento. Invocata una collaborazione con le Fs, ma difficilmente potrà riguardare i livelli occupazionali.

Tutto da riscrivere è anche il dossier Ilva. Il governo, oggi azionista tramite Invitalia (38% con 50% dei diritti di voto) insieme ad Arcelor Mittal, vuole un nuovo piano industriale e per metà settembre sono attesi i primi incontri conoscitivi con l'ipotesi di scegliere un advisor che definisca un nuovo business plan che, secondo indiscrezioni, sarà incentrato sulla riconversione verde del sito di Taranto con il probabile coinvolgimento dei grandi gruppi di Stato. L'obiettivo del governo è traghettare rapidamente il sito industriale verso una fonte meno inquinante con l'uso combinato di gas e forni elettrici. L'idrogeno, se mai arriverà, non è al momento nel piano e potrebbe essere uno sviluppo futuro, ma assolutamente secondario in questo momento.

Tra l'altro, a breve finirà la Cigo avviata il 28 giugno (per 3 mesi) per un massimo di circa 4mila dipendenti (distinti tra quadri, impiegati e operai) dello stabilimento di Taranto.

A chiudere il cerchio delle grandi partite è poi Autostrade per l'Italia (Aspi), ora sotto il controllo della cordata guidata da Cdp Equity e dalla quale si attende il nuovo piano industriale.

Nel complesso al Ministero dello Sviluppo economico sono aperti 87 tavoli di crisi.

A breve, già la prossima settimana, sarà convocato il tavolo Whirlpool ed è fissato per il 9 settembre anche il tavolo Blutec che punta a rilanciare il sito produttivo di Termini Imerese con nuovi investitori.

Commenti