Economia

La "sforbiciata" sugli assegni Ecco come evitare la trappola

Chi andrà in pensione dal 1° gennaio 2021 riceverà assegni ridotti rispetto al passato: dalla rivalutazione del montante contributivo alla speranza di vita, ecco come cambieranno i coefficienti dal prossimo anno

La "sforbiciata" sugli assegni Ecco come evitare la trappola

Chi andrà in pensione dal 2021 guadagnerà di meno di chi, a parità di anni e contributi, si ritirerà dal mondo del lavoro entro quest'anno. La "sforbiciata" sulle pensioni è l'effetto della nuova revisione dei coefficienti per convertire i contributi.

Le cause dei tagli

In pratica, tra il 2009 e il 2021, il coefficiente per l'età di pensionamento di 65 anni si è già ridotto ed arriverà fino al 15% in meno: era del 6,136% ma toccherà quota 5,220%. Durante questi anni, gli importi pensionistici sono scesi sempre di più per cause molteplici: la rivalutazione del montante contributivo, la speranza di vita (sempre più in aumento), i coefficienti di trasformazione (aggiornati su vari fattori statistici), la perequazione delle pensioni (cioé l'adeguamento annuale delle pensioni all'inflazione, al fine di conservare costante il loro potere di acquisto.

La "rivoluzione" Fornero

La riforma Fornero ha messo tutti i lavoratori sullo stesso piano estendo il "sistema contributivo", che determina le quote di pensione relative ai contributi versati dal 1° gennaio 2012, come riportato da ItaliaOggi. Se per alcuni la novità non c'è stata perché appartenenti già a questo sistema, per tanti altri è stato un cambiamento a 360 gradi, specialmente per quanti potevano contare su almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e che, per questo motivo, continuavano ad essere destinatari della sola regola "retributiva" di calcolo della pensione: dal 1° gennaio 2012 anche a loro, con riferimento ai contributi versati dalla stessa data (cioè dal 1° gennaio 2012), la pensione è calcolata con la regola contributiva e non più con quella retributiva.

Cambiano i coefficienti

I coefficienti operano nel sistema contributivo delle pensioni e servono a trasformare i contributi in pensione. L'ultima revisione, sempre negativa e di circa l'1%, c'è stata nel gennaio 2019. La prossima scatterà nel gennaio 2021 e si applicherà ai lavoratori che andranno in pensione da quel precisio momento e sarà anch'essa negativa. Non ci sono vie di fuga se non quella di continuare a lavorare. La riforma Fornero ha agevolato coloro i quali lavorano fino all'età di 71 anni per avere pensioni più consistenti. Per questo, dal 2019, è operativo un nuovo coefficiente legato a quell'età che è il più alto di tutti: se è vero che l'assegno è maggiore, diventa minore l'aspettativa di vita. Più soldi ma meno anni per goderseli.

Un esempio lampante

Prendiamo come esempio due lavoratori che chiameremo Alessandro e Filippo, i quali hanno accumulato un montante contributivo identico pari a 300 mila euro. Alessandro ha compiuto 65 anni nel 2009 ed è in pensione da quel momento mentre Filippo li compirà il prossimo anno ed ha intenzione di mettersi a riposo. Nonostante l'identica situazione lavorativa, contributiva e anagrafica, Alessandro gode da più di dieci anni di una pensione annua dell'importo di oltre 18 mila euro, mentre Filippo dall'anno prossimo riceverà una pensione di "soli" 15 mila euro.

La differenza di tremila euro è enorme se si pensa che Filippo, il più giovane, intascherà per un minor tempo una pensione d'importo inferiore a quella di Alessandro che, essendo il più vecchio, intascherà per più anni una pensione d'importo maggiore. L'esempio ipotetico dei due lavoratori traduce in cifre gli effetti della nuova revisione dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo che si applicheranno a partire dal prossimo anno. Se per Alessandro e Filippo i problemi saranno relativi grazie ad un'ottima pensione, immaginiamo coloro i quali avranno assegni di molto inferiori.

La sforbiciata, proprio, non ci voleva.

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