La sigla di Landini ottiene ampi consensi. Ma per la Fismisc «tute rosse minoritarie»

Torna a crescere la produzione di auto in Italia (+62% la stima per il 2015) e, nel contempo, cala il ricorso alla cassa integrazione (-40%) nella fabbriche di Fca; i trasferimenti di modelli e attività dalla Spagna all'Italia, inoltre, consentiranno di salvaguardare 600 posti di lavoro nella fabbrica Iveco di Brescia, i cui dipendenti sono da quattro anni in solidarietà, provvedimento prossimo alla scadenza. La rete globale sindacale di Fca e CnhI, nei due giorni di conclave a Torino, ha fatto il punto della situazione sullo stato dell'arte dei due gruppi nel mondo. Sono così emerse luci, soprattutto in Italia e negli Stati Uniti, ma anche ombre (le preoccupazioni nello stabilimento polacco di Tychy; i diritti sindacali violati, come è stato denunciato, in Messico, Brasile e Turchia; il mancato riconoscinento, da parte del Lingotto, della rete sindacale mondiale, aspetto invece normale in Ford, Gm e Volkswagen).

Le giornate Fca-CnhI sono state caratterizzate, però, dalla ricomparsa sulla scena della galassia torinese della Fiom di Maurizio Landini, tornata a partecipare, dopo 6 anni, alle elezioni nelle fabbriche Fca e CnhI, e al voto per i nuovi rappresentanti della sicurezza. Consensi il sindacato «rosso» li ha riscossi in Ferrari, Iveco, Powertrain e tra i colletti bianchi di Mirafiori. All'appello, però, mancano ancora i grandi impianti del gruppo, quelli dai quali è uscito il sostegno alla nuova strategia impostata da Sergio Marchionne. «Con i sindacati partecipativi sono oltre il 70% dei lavoratori, la Fiom resta minoritaria», mette le mani avanti Roberto Di Maulo (Fismic).

A Torino si sono ritrovato 70 sindacalisti, arrivati da una decina di Paesi, in rappresentanza dei 298mila dipendenti che lavorano nei 159 impianti di Fca e nei 64 che fanno capo a CnhI. E tra i temi in discussione, soprattutto nei tavoli Italia-Usa, quello della volontà di Marchionne di trovare un terzo socio per Fca. Da qui la richiesta congiunta di un incontro urgente «per discutere della volontà manifestata dal vertice aziendale di arrivare alla fusione con altri costruttori». Italia e Usa rappresentano, comunque, due isole felici nel panorama Fca. Oltre l'Atlantico, infatti, dal 2009, da quando cioè il gruppo Chrysler è via via entrato nell'orbita torinese, gli occupati sono passati da 25.022 a 42.750. C'è preoccupazione, invece, a Tychy, in Polonia, a causa dell'imminente stop alla produzione con Ford della piccola Ka.

Gli operai polacchi attendono di conoscere come questo vuoto sarà colmato. E visto che l'attuale Punto, ancora realizzata a Melfi, uscirebbe di produzione nella seconda metà del 2016, la speranza è che l'eventuale «erede» possa essere dirottata proprio a Tychy.

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