Tira vento di sciopero tra i metalmeccanici dell'auto americani. Dopo dieci anni, infatti, potrebbe arrivare il primo stop legato a un rinnovo contrattuale. A salire sull'Aventino sono i lavoratori di Fiat Chrysler Automobiles negli Stati Uniti, gli stessi che fino a non tanto tempo fa non perdevano occasione per esprimere la loro riconoscenza all'amministratore delegato, Sergio Marchionne, per aver rimesso in carreggiata il Gruppo Chrysler e riavviato le linee degli stabilimenti. E ora, dopo la bocciatura da parte delle assemblee (i voti contrari sono stati il 65%) dell'accordo preliminare sul nuovo contratto di lavoro, siglato da Marchionne e dal capo del sindacato Uaw (United auto workers), Dennis Williams, ecco prospettarsi lo sciopero.
L'organizzazione di rappresentanza ha notificato ieri a Fiat Chrysler Automobiles l'intenzione dei lavoratori di incrociare le braccia a partire da questa sera, quando, alle 23,59 (le 5,59 di domani mattina in Italia), scadrà l'attuale estensione contrattuale di quattro anni (inizialmente il termine era stato fissato per il 14 settembre, ndr ). Fca Us, in una nota, conferma di aver ricevuto una notifica di sciopero e spiega di «continuare a lavorare con Uaw in modo costruttivo per raggiungere un nuovo accordo».
La notifica non precisa se il sindacato convocherebbe uno sciopero in alcuni o in tutti i 37 stabilimenti di Fiat Chrysler Automobiles negli Usa, in cui complessivamente lavorano 40mila membri iscritti al sindacato Uaw. Marchionne, da parte sua, segue con attenzione gli sviluppi del caso dal suo ufficio al Lingotto. L'impressione, comunque, è che i vertici Uaw abbiano deciso di alzare il tono del nuovo negoziato dopo aver capito di non essere riusciti, subito dopo la firma dell'intesa preliminare, a far filtrare bene tra la base, soprattutto gli addetti neoassunti, i punti chiave del contratto. In pratica, la graduale equiparazione dei salari (gli ultimi arrivati hanno una busta paga più leggera rispetto agli operai vicini alla pensione, come stabilito all'epoca del salvataggio dalla task force della Casa Bianca) in base alla progressiva uscita dall'azienda dei più anziani. Altro appunto che alcuni media Usa hanno fatto ai capi del sindacato nelle varie fabbriche è di non aver saputo sfruttare i social network come mezzo per informare e rispondere alle perplessità dei dipendenti più giovani. E così si è passati a minacciare una clamorosa astensione dal lavoro, la prima dopo 10 anni negli Stati Uniti: un vero ultimatum a Fca per costringere il gruppo a rivedere il piano sui salari inizialmente condiviso con il capo Uaw, Williams.
Secondo i calcoli di Automotive News , se l'agitazione durasse una
settimana, Fca subirebbe un danno quantificabile in un miliardo di dollari in mancati introiti, con ripercussioni sui dati del mercato.Da vedere oggi le reazioni in Borsa (ieri +0,87% a 12,77 euro il titolo Fca a Milano).
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