Economia

Smart working, come cambiano le norme ad agosto

Novità in arrivo per lo smart working sia a partire dal primo giorno di agosto sia a partire dal primo giorno di settembre, quando scadranno i termini semplificati. C’è odore di proroga?

Smart working, come cambiano le norme ad agosto

Le prime grosse novità sullo smart working entreranno in vigore ad agosto. Il 31 luglio prossimo decadrà infatti il diritto di lavorare in remoto al 100% per i lavoratori dipendenti del settore privato che hanno figli di età inferiore ai 14 anni. A questi si aggiungono i lavoratori più esposti, per motivi di salute, al rischio di contagi. Le modalità di comunicazione semplificati per i dipendenti privati saranno valide soltanto fino al 31 agosto. Cambiano quindi le regole.

La comunicazione semplificata

Fino al 31 agosto il datore di lavoro può prendere accordi con i dipendenti senza l’obbligo di sancire in modo formale le caratteristiche degli accordi medesimi. Questa formula semplificata, che il datore di lavoro privato deve rispettare e comunicare mediante un formulario prelevabile dal sito del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, decadrà il primo settembre e sarà quindi necessario continuare con lo smart working soltanto sottoscrivendo un accordo con ogni singolo dipendente che dovrà essere firmato dal lavoratore.

Ogni singolo accordo deve tenere conto delle norme incluse nel Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile che prevede, tra le altre cose, l’esplicitazione dei temi di riposo, degli strumenti di lavoro e le forme per l’esercizio dei diritti sindacali del lavoratore.

Il ruolo delle parti sociali e l’occasione persa

Le parti sociali, ossia le organizzazioni che rappresentano i datori di lavoro e i sindacati, chiedono una proroga al 31 dicembre 2022 almeno per i lavoratori più esposti al rischio contagio.

Sembra non esserci la volontà di dare ossigeno al lavoro agile anche in futuro: è certamente vero che lo smart working crea anche problemi, soprattutto di natura piscologica, ma favorisce la produttività di alcuni lavoratori e sarebbe necessario, nell’interesse di tutte le parti sociali, valutare l’ipotesi di lasciare al lavoratore, previo accordo con l’azienda, la scelta di lavorare in remoto.

Lo scorso 7 luglio l’Olanda ha introdotto il diritto di lavorare in modalità agile, riconoscendone i benefici in termini economici sia per le aziende sia per i lavoratori, oltre alle ricadute positive sull’ambiente. Va osservato, per trasparenza e chiarezza, che lo Smart working ribalta in modo pressoché totale il rapporto di fiducia tra datori di lavoro e lavoratori e che occorrono strumenti di monitoraggio delle attività professionali diversi da quelli del lavoro in presenza, laddove i manager di un’impresa possono costatare in tempo reale la qualità e la quantità del lavoro prodotto.

L’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano, che ha intensificato le rilevazioni relative al lavoro agile durante le serrate imposte dal Covid-19, è giunto alla conclusione che il lavoro in remoto non è soltanto una questione professionale, ma può creare un nuovo equilibrio nelle vite di ognuno, ricalibrando l’asse professionale e quello personale di ogni singolo lavoratore. Tra i benefici quello di lasciare le grandi città alla volta di piccoli centri alle porte degli agglomerati urbani, considerando che viene meno la necessità di vivere il più vicino possibile al luogo dell’azienda per la quale si lavora.

Questo fenomeno, che è più uno stile di vita, viene chiamato “New normal” (la nuova normalità) e, chiosa l’Osservatorio milanese, piace alle imprese, ai lavoratori e fa bene alla digitalizzazione. E se stessimo perdendo un’occasione?

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