Sono sempre rosa gli occhiali di Luxottica

Sono sempre rosa gli occhiali di Luxottica

«Presentiamo dei buoni dati, molto buoni». Così il patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, ha risposto a chi gli chiedeva dei risultati del primo trimestre: che sarebbero poi usciti a mercati chiusi, ma la Borsa non ne ha avuto bisogno per continuare a premiare il titolo come sta facendo da un pezzo. Le prospettive positive del primo trimestre avevano convinto gli analisti già dalle scorse settimane, tanto che era partita la raffica di «buy» diramata da numerose banche d’affari, abbinata in molti casi alla revisione al rialzo anche del prezzo obiettivo. Come per Citigroup, che ha definito il gruppo di Agordo «campione del mondo» del lusso, alzando il target price da 27 a 30,3 euro. Anche Bank of America ha consigliato l’acquisto delle azioni, migliorando da 27,5 euro a 31,5 euro i target price,
E la società non ha deluso gli analisti, anzi ha dato risultati anche superiori alle attese: l’utile netto è salito a 145,9 milioni di euro (+27%), il fatturato a 1,788 miliardi (+14,9 %). Particolarmente sostenute le performance nei Paesi emergenti, cresciuti di oltre il 36%, con punte di oltre il 40 per cento in Brasile, India ed Estremo Oriente. Ma anche l’Italia ha regalato un +5%, che, unito alla ripresa degli Stati Uniti (+8,5%) e del resto d’Europa (+6%), indica che anche i mercati maturi possono dare soddisfazioni. «I risultati che abbiamo ottenuto dimostrano come sia possibile cogliere la crescita ovunque essa si presenti e come sia sempre più fondamentale avere marchi e persone eccellenti», ha detto l’ad Andrea Guerra. I marchi, quindi, diversificati come si conviene a chi vuole conquistare i mercati più grandi: dallo storico Ray-Ban alle catene come Oakley, e, ciliegina sulla torta, il ritorno, dopo dieci anni, della prestigiosa licenza Armani, strappata a Safilo lo scorso novembre. Gli occhiali firmati Re Giorgio porteranno a Luxottica 130 milioni di ricavi annui solo dal 2013, ma già ora se ne avverte l’effetto positivo. Non per nulla il titolo si è reso protagonista di una corsa al rialzo, che ieri l’ha portato a 28,4 euro, vicino ai massimi storici del 2007, quando la crisi era di là da venire.
E le persone: come il fondatore Leonardo Del Vecchio. La sua storia e quella della sua fabbrica, nata in un garage nel 1961, e oggi numero uno dell’occhialeria nel mondo, vengono studiate come un esempio duraturo del miracolo italiano. Luxottica made in Italy lo è davvero: ancora oggi realizza il 60% della sua produzione entro i confini nazionali. Un’azienda che piace alla finanza come ai sindacati, tanto da essere riuscita ad aumentare la produzione attraverso turni più lunghi senza un giorno di sciopero. Ma oltre ad essere imprenditore a tutto tondo, Del Vecchio è protagonista della finanza, anche polemico: fa discutere la sua richiesta di dimissioni del numero uno di Generali, Giovanni Perissinotto, contestandogli di aver dato un’impronta eccessivamente finanziaria alla gestione del gruppo, dove Del Vecchio è salito a circa il 3%. Il ceo del Leone gli ha risposto, definendosi «investitore». «Bravo, io resto della mia idea», è la replica di Del Vecchio.

E tanto per non lasciare dubbi aggiunge, parlando del suo investimento in Unicredit, dove è salito all’1,4%: «A quel prezzo si doveva comprare. Speriamo che il futuro non mi dica che ho sbagliato anche là». Anche, appunto.

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