Dopo molti giorni di speculazioni su un possibile declassamento di rating in arrivo per la Spagna, l'agenzia Moody's ha annunciato che solo entro fine mese deciderà se modificare le sue valutazioni sul Paese. Attualmente Moody's assegna un rating Baa3 alla Spagna, l'ultimo gradino della categoria più elevata al di sotto della quale le emissioni spagnole finirebbero nella categoria ritenuta speculativa, comunemente chiamata «junk bonds» o «titoli spazzatura».
«Stiamo analizzando una serie di fattori, tra cui le necessità di capitale delle banche spagnole, la natura e la mole del meccanismo di sostegno, il piano di bilancio 2013 recentemente approntato e le conseguenze della gestione della crisi da parte dell'area euro e dei progressi verso l'unione bancaria», ha affermato l'agenzia di rating. Ieri l'aria sui mercati, data l'incertezza iberica, era negativa. Del resto il premier spagnolo Mariano Rajoy ha specificato che un'eventuale richiesta di salvataggio all'Unione europea non è imminente. Il primo ministro ha dunque ribadito quanto già riportato ieri mattina dall'agenzia di stampa iberica Europa Press. In quell'occasione, il premier aveva parlato ai responsabili regionali del partito popolare.
Ieri in Parlamento è stato comunque sottoscritto da tutte le comunità autonome un accordo di massima col vincolo a centrare l'obiettivo di stabilità del deficit e l'impegno, da parte del governo spagnolo, a rivedere i criteri di ripartizione tra le regioni nel 2014.
Al termine della riunione fiume, durata otto ore, con i presidenti delle 17 comunità autonome, il premier Rajoy e la numero due del governo, Soraya Sanz de Santamaria, sono riusciti a sottoscrivere una dichiarazione congiunta, che fissa per il 2014 una nuova ripartizione del deficit, nonostante le resistenze dei presidenti dell'Andalusia e delle Asturie, Josè Antonio Grian e Javier Fernandez. Da parte sua, il presidente catalano Artur Mas non ha manifestato nessuna delle aspirazioni indipendentiste, né replicato agli appelli all'unità, per uscire dalla crisi, mossi dai presidenti de La Rioja, Madrid, Aragon, Castilla y Leon e Ceuta. Al termine della riunione, Rajoy ha definito l'accordo raggiunto all'unanimità come «un buon messaggio per la Spagna». E ha assicurato che la crisi del debito del Paese «è un problema congiunturale».
Intanto, domani è atteso un direttorio della Banca centrale europea, dove non sono previste decisioni sui tassi che dovrebbero restare, dunque, allo 0,75%.
Indubbiamente il presidente della Bce, Mario Draghi, potrà essere fiero del fatto che la sola decisione di approntare un nuovo piano di possibili acquisti calmieranti di titoli di Stato sia stata sufficiente, senza che in concreto si sia speso un solo euro, a favorire moderazioni di tassi e spread sulle emissioni dei Paesi ue più a rischio, tra cui Spagna e Italia. Quanto agli acquisti in titoli di Stato, saranno i governi a doverne fare richiesta e, insieme agli aiuti, arriverebbero anche i relativi controlli. Proprio quello che la Spagna, in questo momento, non vuole.
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