Nell'ultimo mese, tutte le Borse hanno più o meno scontato i timori legati all'avvio del tapering, cioè la graduale riduzione degli interventi di stimolo da parte della Federal Reserve. Nulla è ancora certo, e forse Ben Bernanke terrà coperte le carte anche nella prossima riunione del 15-16 settembre. I dati macroeconomici Usa saranno quindi ancora il pendolo capace di far oscillare i listini in un senso o nell'altro. C'è però un mercato che continua a far corsa a sé: è Piazza Affari. Con il progresso di ieri (+1,23%), i guadagni accumulati da metà luglio sono superiori al 14,5%. Non male, tenuto conto della condanna a Silvio Berlusconi, di un governo non proprio saldissimo e di una crisi che morde ancora. Qualche piccolo segnale di miglioramento, però, comincia a intravvedersi mentre Eurolandia è già uscita dalla recessione. Tutto ciò, unito alla fame di rendimenti dei grandi investitori e allo scudo protettivo della Bce, si sta traducendo nel dimagrimento dello spread Btp-Bund. Ancora attorno a quota 300 una trentina di giorni fa, il differenziale si è schiacciato ieri a 231 punti, il minimo da due anni. Oltre a determinare il calo dei tassi, la discesa dello spread sta anche aumentando il valore dei titoli di Stato custoditi nei caveau delle banche.
Con 300 miliardi in pancia tra Bot e Btp, gli istituti italiani sono, quindi, i primi a festeggiare il restringimento della forbice.
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