Economia

Stop alla stretta: cosa cambia sul Superbonus

Dopo le proteste sulla cessione del credito consentita una sola volta, il governo sta tornando sui suoi passi spinto da aziende e politica: ecco cosa può cambiare sul Superbonus

Stop alla stretta: cosa cambia sul Superbonus

Dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla decisione del governo di consentire una sola volta la cessione del credito a Superbonus e bonus edilizi per evitare frodi e riciclaggio, Palazzo Chigi sta tornando sui suoi passi preparandosi ad allentare la stretta sulla cessione dei crediti.

Cosa può cambiare

Dopo Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti, anche Banco Bpm ha sospeso l’attività di compravendita di tutti i crediti fiscali del Superbonus al 110%. Questa è soltanto la punta dell'iceberg della reazione a catena di questa scelta che, come ci siamo occupati sul Giornale.it, non piace alle forze politiche presenti in Parlamento. Il rischio è che si blocchi nuovamente l’economia e i partiti non sono disposti a un nuovo gioco al massacro. Ecco perché, spinto dalle proteste del mondo produttivo, il "muro" alzato dal governo sta per crollare e il decreto in procinto di essere modificato. Secondo quanto si apprende dal Messaggero, nel decreto sulle bollette della prossima settimana o con un emendamento al decreto "milleproroghe" che sta per essere approvato, sarà inserita una norma che riattiverà la cessione multipla dei crediti d’imposta.

Cos'è il "bollino"

La misura presa per non allargare il "buco" da 4 miliardi di euro causato dalle frodi, però, dovrà far sì che non ci si più il terreno fertile per furbetti e delinquenti. Per evitare, quindi, di tornare alle origini, l'ipotesi principale sarà quella di fornire un "bollino" per la cessione dei crediti. Come funziona? "Il primo cessionario che sconterà le fatture, dovrà raccogliere tutta la documentazione sottostante al credito e verificare se le carte per il beneficio fiscale del bonus sono in regola", si legge sul quotidiano romano. Se saranno in regola, il credito potrà essere depositato nel cassetto fiscale e l’Agenzia delle Entrate dovrebbe assegnare un codice che rimane "agganciato" al credito di tutte le cessioni successive. In questo modo, il codice darebbe la garanzia di risalire all'origine. Accanto a questa, l'altra soluzione sul tavolo del governo è di consentire la circolazione dei crediti soltanto tra le istituzioni garantite dalla Banca d’Italia e tra le loro articolazioni.

Cosa chiede la politica

Alcuni schieramenti politici, in primis il Movimento Cinque Stelle, spingono per riattivare i canali delle Poste e della Cassa depositi e prestiti che, come abbiamo visto, hanno sospeso le operazioni di sconto dei bonus edilizi. Una mossa importante sarebbe quella di riattivare soprattutto le Poste, il maggior operatore sulla cessione dei crediti, che ha bloccato tutto sia per l'incertezza sulle leggi anti-frode, sia per il sequestro della magistratura dei crediti verso lo Stato che vengoo scontati alle società e alle persone coinvolte nei casi di truffa. Il sequestro complessivo fino ad oggi è di due miliardi di euro di crediti ai quali vanno aggiunti le richieste di sconto su 35 miliardi di euro di fatture, non certo spiccioli. Per questi numeri, il mercato dei crediti è diventato una giungla molto intricata.

"La Cassa depositi e prestiti e le Poste devono riaprire le piattaforme di cessione dei crediti", afferma al Messaggero l'ex ministro Riccardo Fraccaro, "e per farlo è necessario specificare meglio le norme sulle responsabilità".

Tra le ipotesi, quindi, è che il nuovo decreto possa contenere un comma che chiarisca come "la responsabilità dei cessionari vale solo in caso di concorso nella truffa": in questo modo può essere tutelato chi avrà acquistato in buona fede e secondo le regole di legge.

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