I future sui Fed Funds accreditano un 50% di probabilità all'aumento dei tassi Usa a metà marzo. È una percentuale elevata, e in forte rialzo rispetto a poche settimane fa. Le audizioni di Janet Yellen davanti al Congresso e le prese di posizione di diversi governatori della banca centrale a favore della stretta lasciano insomma pensare che la Fed sia ormai pronta a premere il grilletto. È quanto i mercati si aspettano. Ma due elementi potrebbero indurre Eccles Building a temporeggiare ancora. Il primo è legato alle strategie che Donald Trump ha svelato nella notte italiana di ieri. In particolare, si tratta di capire se le promesse di una politica economica fortemente espansiva, e soprattutto in deficit, verranno subito controbilanciate dalla Fed con un giro di vite al costo del denaro. Mossa che amplificherebbe le frizioni tra il neo presidente Usa e la Yellen.
È inoltre vero che vari esponenti della Fed hanno ripetutamente spiegato come sia ormai a portata di mano il traguardo della piena occupazione e di un'inflazione al 2%, ma è anche vero che nel 2016 l'economia è cresciuta appena dell'1,6%, la crescita più lenta dal 2011 e al di sotto del 2,6% del 2015, dopo che il quarto trimestre si è
chiuso con un'espansione dell'1,9%. A pesare in negativo il calo del petrolio e il rafforzamento del dollaro, due fattori che hanno minato i profitti e gli investimenti aziendali e che potrebbero ripresentarsi quest'anno.RPar
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