Jens Weidmann non è certo un arruffapopolo, eppure al capo della Bundesbank forse non dispiacciono più di tanto i sempre più frequenti cortei di protesta e gli scioperi in Germania. Lui l'aveva detto, e con largo anticipo: l'inflazione rampante sarebbe stata un problema. Adesso se ne sono accorti anche i lavoratori, pronti alla lotta contro il carovita. Si sfila nelle strade e, soprattutto, si pretendono buste paghe più pesanti per compensare la perdita di potere d'acquisto provocata dal rincaro dei prezzi, saliti al 4,1% in settembre, il livello più alto da 29 anni. Così, mentre sembra vacillare la teoria della Bce sull'assenza di second round effect, cioè di pressioni per aumenti retributivi indotte dall'ondata inflazionistica, l'ancora nascente nuovo governo rischia di dover fronteggiare un autunno caldo. Non è però da escludere la possibilità di un'estensione dello scontento in buona parte dell'eurozona, dove il caro prezzi è balzato il mese scorso al 3,4%, un valore che non si vedeva dal settembre 2008.
Christine Lagarde, presidente dell'Eurotower, continua a ripetere che la fiammata è temporanea (è la stessa tesi della Fed, alle prese con prezzi saliti in settembre negli Usa al 3,6%, al top da 30 anni), ma in vista dell'Eurogruppo di lunedì sta montando la preoccupazione fra i governi. Che finora si sono mossi in ordine sparso per cercare di arginare il problema. L'Italia ha in parte sterilizzato il caro-bollette, Grecia e Spagna hanno preso provvedimenti, ma per ora solo la Francia ha deciso intensificare le contromisure con la decisione di stoppare ulteriori rincari del gas naturale e delle tariffe elettriche. La sensazione è che servirebbe un intervento coordinato a livello europeo per evitare ulteriori danni sia alla ripresa sia all'occupazione. Se l'inflazione continuasse a salire potrebbe del resto venire meno il sostegno finora fornito dalla banca centrale. Il pressing per rottamare anzitempo il Pepp, il piano di acquisto titoli da 1.850 miliardi, si è intensificato da parte di Weidmann e degli altri «falchi» dell'istituto. Ma dalle riunioni di lunedì e martedì (Ecofin) non emergeranno soluzioni operative. La Commissione dovrebbe presentare martedì una serie di proposte per condurre in un alveo comune le misure di emergenza nazionali, e tra queste quelle che riguardano la centralizzazione della stipula dei contratti di fornitura e l'incremento delle riserve e stoccaggio di gas.
Le tensioni inflazionistiche potrebbero favorire l'ascesa delle criptovalute, il cui
valore di mercato ha superato i duemila miliardi di dollari, secondo il Fondo monetario internazionale. Viste le dimensioni del fenomeno, il presidente della Consob, Paolo Savona, non ha dubbi: serve una nuova Bretton Woods.
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