
Una corsa in salita, senza tempo per il rodaggio. È quella che aspetta Antonio Filosa, nuovo amministratore delegato di Stellantis, chiamato a risvegliare l'auto italiana da un torpore che rischia di diventare cronico. Filosa dovrà compiere un mezzo miracolo (stile Marchionne) per rimettere in carreggiata i grandi marchi del made in Italy, come Fiat, Lancia, Alfa Romeo e Maserati, oggi rallentati da una strategia elettrica incerta e ritardi produttivi. Il settimanale Moneta, in uscita domani con Il Giornale, Libero e Il Tempo, dedica un approfondimento a questo cruciale momento di Stellantis. Marchi storici, un tempo simboli di stile e innovazione, oggi arrancano tra vendite fiacche e modelli a rilento. Tocca a Filosa l'arduo compito di ridare slancio a un settore che è anche una questione d'identità nazionale. Ma l'industria dell'auto non è l'unica a cercare nuovi equilibri. Anche Aspi, Autostrade per l'Italia, con il neo-amministratore delegato Arrigo Giana dovrà elaborare un piano industriale senza toccare i pedaggi, nonostante l'impennata dei costi e gli investimenti richiesti per una rete sempre più strategica. Intanto, il cuore del sistema finanziario italiano pulsa in un risiko bancario sempre più complesso. Tra Opa, Ops e manovre incrociate, sempre alto il caso dell'offerta Unicredit su Bpm, finita sotto i riflettori dell'Unione Europea dopo la decisione del governo di ricorrere al Golden Power. Su Moneta tutti i retroscena del braccio di ferro e un'intervista a Federico Freni, sottosegretario all'Economia, che smonta polemiche e offre uno sguardo dall'interno su questa partita ad alta tensione. Poi quanto vale l'industria della bicicletta e la nuova declinazione in rosa dell'agricoltura italiana, con le storie di cinque imprenditirci. Lo sguardo del settimanale si allarga quindi verso un'Europa che rivede i propri dogmi energetici: in Paesi simbolo del green, come Belgio e Danimarca, si torna a parlare di nucleare.
Un ritorno dell'atomo che non esclude l'Italia: sebbene non ci siano reattori attivi da oltre 35 anni, il nostro Paese rappresenta la seconda industria europea del settore, con un valore che supera i 4 miliardi. E le nuove tecnologie come i reattori modulari sono in fase di sviluppo. Del resto, l'aumento della domanda di energia, trainata dai data center, rende impossibile ignorare il tema.