Sul palco dei bancari il Monte di Stato e l'Unicredit dei fondi

Morelli: «Il governo sia socio lungimirante» E nell'istituto di Mustier il primo socio è Usa

Camilla Conti

Così vicini, sul palco, eppure così lontani. Da una parte Marco Morelli, ad del Monte dei Paschi che mastica amaro perché costretto a farsi dettare l'agenda da Bruxelles, da Francoforte e dal futuro azionista di controllo - il Tesoro - dopo il fallimento del salvataggio privato della banca senese. Dall'altra, Jean Pierre Mustier che mostra la medaglia conquistata convincendo i soci e il mercato a scommettere 13 miliardi sulla sua ricetta per il futuro di Unicredit.

In platea, i bancari riuniti in un hotel alle porte di Milano dalla Fabi, ovvero il principale sindacato della categoria per un evento sulle prospettive del credito. Sul tavolo, la fotografia scattata all'organico del sistema che in tre anni (dal 2012 al 2015) ha perso 12mila posti di lavoro.

«È come se le redini di Mps fossero temporaneamente in mano alle istituzioni europee», ha detto Morelli nel corso del dibattito del convegno. Spiegando che il cda senese sta scrivendo il nuovo piano industriale, ma «i tempi sono dettati dalla Commissione europea e dalla Bce». In ballo ci sono anche le remunerazioni dei vertici della banca: «Io resto anche con uno stipendio ridotto», ha detto Morelli, sottolineando però che «i paletti» messi dalle autorità europee non dovranno togliere al Monte «la possibilità di camminare». Se lo Stato «è un azionista lungimirante, e spero che lo sia, deve discutere con i manager quali sono gli obiettivi, per rivedere quello che ha investito in un arco di tempo ragionevole».

Chi ha invece le mani più libere per riorganizzare la banca è Mustier. Ai presenti al convegno ha assicurato che Unicredit sarà indipendente e, soprattutto, nel suo «futuro luminoso» non ha alcun piano per evolversi «verso un'identità francese». L'ad ha poi evidenziato che tutti gli attuali azionisti hanno sottoscritto la ricapitalizzazione ma, per capire i futuri equilibri dell'istituto che si rifletteranno poi sulla composizione del cda, bisognerà aspettare ancora. Almeno un mese e mezzo per avere nei radar eventuali nuovi soci forti: sarà l'assemblea di metà aprile a certificarne la presenza. Qualche spiffero, però, comincia già a filtrare: Capital Research, gestore americano di fondi già primo azionista di Unicredit, avrebbe incrementato la sua quota con l'aumento di capitale salendo sopra l'8%, secondo indiscrezioni rilanciato ieri dal sito web de La Stampa. Prima dell'aumento i fondi che fanno riferimento a Capital Research avevano il 6,75%. Il fondo Usa quindi in fase di aumento ha sottoscritto azioni oltre il proprio pro-quota.

Intanto, dal convegno della Fabi ieri è arrivata anche la voce del presidente dell'Abi, Antonio Patuelli: «Se la politica non li vuole tirare fuori li tireranno fuori le inchieste giudiziarie», ha detto riferendosi alla sua proposta di rendere

pubblici i nomi dei grandi debitori insolventi delle banche salvate dall'intervento pubblico. Ipotesi inizialmente presa in considerazione dal legislatore, ma poi bocciata nel corso dell'iter parlamentare sul dl Banche.

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