Mettiamo che la pista cinese trovi conferme e che da Pechino, dove i portafogli gonfi non mancano, arrivi lungo l'asse Torino-Auburn Hills l'offerta congrua da parte del «big» per ora sconosciuto. Quali saranno le reazioni della Casa Bianca e quali quelle in Italia, tra politica e sindacati? Marco Bentivogli, leader della Fim Cisl, mette già le mani avanti, ritenendo «una follia» l'ipotizzato spacchettamento di Alfa Romeo e Maserati. Innanzitutto gli Usa: la reazione di Donald Trump andrà nella direzione di un «no» basato su orgoglio (mai la Jeep, icona americana, ai cinesi) antipatie, ragioni politiche (le tensioni internazionali) o sarà frutto di un'attenta riflessione basata per lo più sugli aspetti economici e occupazionali dell'operazione? Negli Usa, ricorda Automotive News, esiste una commissione che si occupa degli investimenti esteri nel Paese. Il suo compito è quello di garantire che eventuali acquisizioni non rappresentino una minaccia per la sicurezza nazionale. I marchi di Chrysler Group e Fiat in mano cinese sarebbero un pericolo, a questo punto? Resta il fatto che la pista di Pechino, rispetto a quella tedesca (Volkswagen), francese (Psa e Renault) e americana (Gm, su cui Sergio Marchionne ha sempre insistito), non creerebbe ai marchi acquisiti problemi di sovrapposizioni anche a livello di reti commerciali e professionalità nei campi della tecnica e del design. Gli investimenti, poi, non mancherebbero soprattutto alla luce delle sempre più stringenti normative green. È il bivio davanti al quale potrebbe trovarsi Trump: orgoglio? concretezza? In Italia, invece, se confermata la separazione in chiave Exor di Alfa Romeo e Maserati, al di là degli aspetti affettivi e storici (Fiat, ma anche Lancia: quest'ultima rientrerebbe nel pacchetto?), i quesiti riguarderebbero gli impianti: una parte, allo stato attuale, parlerebbe cinese (Pomigliano, Atessa, Melfi), l'altra, italiano (Mirafiori, Cassino, Grugliasco e Modena, insieme a Maranello).
Senza dimenticare la Polonia (Fiat 500 e Lancia Y), la Turchia (Fiat Tipo) e il Brasile (Fiat Argo e Jeep). Per Marchionne non sarebbero pochi i problemi in più da risolvere, prima della sua uscita prevista nel 2019. L'ad lascerà a John Elkann un gruppo più magro ma di maggior valore?PBon
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