L'Enel del futuro sarà più digitale, più verde e soprattutto più remunerativa per gli azionisti. Lo hanno annunciato i vertici del colosso elettrico riuniti a Londra per la presentazione del piano industriale 2017-2019 davanti alla comunità finanziaria. E il mercato applaude: il titolo ha chiuso la seduta a 3,76 euro in rialzo del 3,1 per cento.
Nel prossimi tre anni Enel investirà 20,9 miliardi di cui 4,7 miliardi nella digitalizzazione degli asset, e dell'operatività per accelerare la creazione di valore per gli azionisti. L'obiettivo è quello di arrivare a fine piano con il 75% degli utenti digitalizzati, 48 milioni di contatori digitali e il 70% della capacità di produzione digitalizzata. Il gruppo si conferma poi concentrato sulle fonti rinnovabili che, a fine piano, genereranno 45,7 gw dagli attuali 37,3 e su una crescita equilibrata tra mercati maturi ed emergenti.
«L'insieme delle azioni previste dal piano sosterrà la crescita degli utili e la generazione di cassa, da cui derivano la previsione di un incremento del dividendo e un possibile piano di acquisto di azioni proprie», ha dichiarato Francesco Starace, amministratore delegato del colosso elettrico. Più in dettaglio il margine operativo tra il 2016 e il 2019 è previsto in crescita del 5% l'anno (dai 15 miliardi del 2016 ai 17,2 miliardi del 2019) e l'utile netto del 14% (dai 3,2 miliardi previsti per fine anno, ai 4,7 miliardi del 2019). Il miglioramento in termini di redditività con un debito netto stabile intorno ai 37 miliardi di euro, consentirà poi al gruppo di ridurre il rapporto tra debito e mol 2,2 a fine piano dai 2,5 attuali, lasciando al colosso elettrico un buon margine per eventuali operazioni di rafforzamento. In questo scenario Enel aumenterà la percentuale di utile destinata a dividendo al 65% sul 2017 per cui è prevista una cedola di almeno 0,21 euro (dagli 0,18 euro che saranno pagati sul 2016 e pari a un pay out del 55%) e al 70% (rispetto al precedente 65%) sui successivi due esercizi.
L'assemblea degli azionisti 2017 potrebbe inoltre essere chiamata a deliberare un buyback fino a 2 miliardi, se l'obiettivo prioritario di riacquistare le partecipazioni di minoranza in America Latina, «fattore determinante per l'efficienza operativa della società», non dovesse avere successo. Per quanto riguarda il mercato italiano l'attenzione è concentrata su due fronti: la liberalizzazione del mercato elettrico da giugno 2018 che, secondo Starace «rappresenta un'opportunità per il gruppo (Enel punta a conquistare 9 milioni di clienti in più sul mercato, mantenendo la quota di mercato al 50%)» e l'avanzamento di Open Fiber la società del gruppo che si propone di cablare il Paese con la fibra ottica. A breve infatti F2i dovrebbe decidere se esercitare l'opzione di riacquisto sul 30% della divisione attiva nella costruzione di una rete a banda larga alternativa, per ora, a Telecom Italia. «Non abbiamo indicazioni nè in un senso nè in un altro, ma non crediamo che avremo necessità di dover ricorrere ad altri investitori. Per il resto continuiamo a cablare», ha dichiarato in merito Starace. Per quanto poi riguarda lo sviluppo della fibra nelle singole città, il manager ribadisce: «Stiamo discutendo con Acea la modalità di interlocuzione. In realtà stiamo comunque discutendo con tutte le municipalizzate italiane».
Nessuna preoccupazione infine per l'appuntamento elettorale italiano. «Non penso che ci possano essere impatti relativi all'energia né nella prevista costruzione della rete a banda larga.
Non prevedo un terremoto normativo qualunque sia l'esito», ha sottolineato Starace che, infine, per quanto riguarda il rinnovo del vertice previsto per il prossimo anno ha le idee ben chiare: «sono soddisfatto della carica che ricopro e non sono interessato ad altre simili in società italiane», rispondendo di alle indiscrezioni circolate sulla stampa di un suo possibile avvicendamento in altri giganti energetici. A iniziare, secondo quanto si vociferava sul mercato, da Eni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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