Pierluigi Bonora
Exploit delle azioni Fca alla Borsa di Milano: un rialzo di tutto rispetto che, toccato l'8%, ha portato ieri il titolo in asta di volatilità, per poi chiudere in progresso del 4,58 a 7,53 euro. Un exploit singolare quello di Fca, che non ha tenuto conto di una serie di variabili: la resa del premier Matteo Renzi, amico stretto dell'ad del Lingotto, Sergio Marchionne, dopo la pesante sconfitta al referendum costituzionale; le intenzioni di Donald Trump di imporre dazi salati sull'import delle auto dalle fabbriche delle «Big Three» in Messico (Fca produce a Toluca e Saltillo); la nomina di Mary Barra, presidente e ad di General Motors, non propriamente amica di Marchionne, nello staff economico del nuovo inquilino della Casa Bianca.
Nelle sale operative, però, più che a guardare ai casi dei singoli (cioè ai rapporti tra Fca e Gm) si punta a considerare gli effetti della nomina di Mary Bara, anticipata domenica da Il Giornale, come un'opportunità per l'industria automobilistica americana. «L'ingresso della top manager nello staff di Trump con il ruolo di consigliere economico - commenta Roberto Russo, ad di Assiteca Sim - lascia intravedere ai mercati la possibilità che il settore possa ottenere dei benefici. La chiusura a 7,53 euro rappresenta il valore massimo dallo scorso 8 gennaio e conferma il prosieguo del forte trend rialzista del titolo che, sulla scia dei risultati 2016, punta a recuperare del tutto l'attuale rendimento negativo annuo dell'11,5% circa».
Del resto la Lady di ferro Usa, che ha respinto più volte i corteggiamenti di Marchionne per una fusione Gm-Fca, una volta indossato l'abito di componente dello «Strategic and Policy Forum» al servizio di Trump, dovrà accantonare antipatie e risentimenti, e lavorare per il bene di tutta industria americana dell'auto, soprattutto nella creazione di posti di lavoro e come volano dell'economia. Se ne saprà di più il 20 febbraio, quando Trump riunirà per la prima volta i suoi consiglieri economici. L'agenda dei lavori si prospetta impegnativa vista la svolta protezionistica annunciata dalla Casa Bianca con l'identificazione del Messico come nuovo «nemico», non solo per quanto riguarda il problema dei migranti, ma anche per la delocalizzazione delle fabbriche dagli Usa. Senza trascurare la ventilata revisione della normativa sulle emissioni negli Stati Uniti.
La «nemica» Mary Barra, dunque, potrebbe tornare utile a Marchionne e anche a Mark Fields (Ford), quindi nell'interesse comune, per far filtrare alla Casa Bianca proposte e rassicurazioni su un maggiore impegno futuro entro il perimetro nordamericano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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