Tassi al riparo dall'inflazione. E c'è il premio fedeltà

Va in scena oggi il quarto atto del Btp Italia, una particolare tipologia di titoli ideata nel 2012 dal Tesoro per attrarre soprattutto risparmiatori e investitori retail. Non per altro il Tesoro li emette tramite la piattaforma Mot di Borsa, senza passare dalla tradizionale asta: possono essere sottoscritti presso qualsiasi sportello bancario e postale o anche online.
I titoli saranno emessi oggi, e comunque vada la domanda, si andrà avanti per l'intera giornata di domani. Nei due giorni successivi invece il Tesoro potrà chiudere l'offerta senza aspettare la scadenza del 18 aprile. Questo per evitare che vada come nella terza emissione, quando il titolo ebbe uno straordinario ritorno con ordini che superarono i 18 miliardi.
Non sarà così questa volta perché il Tesoro vuole contenere la domanda, anche in vista delle scadenze di aprile (47 miliardi). Nel dettaglio, i Btp Italia hanno un taglio minimo di mille euro e si possono acquistare (e sucessivamente vendere) solo per multipli di quell'importo. Come i precedenti collocamenti, il prezzo di emissione è già fissato a 100. Chi sceglie di comprare mille euro nominali di «Btp Italia» pagherà dunque esattamente mille euro, senza commissioni. Queste spunteranno in un secondo momento, e solo in caso di vendita del titolo prima del termine naturale dei 4 anni. Per chi tiene invece il Btp fino alla scadenza c'èun «premio di fedeltà»: il 4 per mille. Ma nel frattempo, quanto rende il titolo? Il tasso minimo della cedola è pari al 2,25% annuo, pagabile in due rate semestrali. Si tratta di un tasso reale cioè al netto dell'erosione dei rendimenti provocata dall'inflazione. Si tratta inoltre del tasso minimo: a fine collocamento verrà comunicato dal Tesoro il tasso definitivo, che comunque non potrà essere inferiore al 2,25%.
Ma non finisce qui. Il rendimento complessivo del Btp Italia non si limita al tasso fisso, perché a questo va aggiunto, sempre semestralmente, un rendimento rappresentato da quanto ha corso nel frattempo l'inflazione italiana. A conti fatti, se l'inflazione ha segnato un +1,8%, questo si aggiunge al 2,25%, dando luogo ad un rendimento minimo sopra al 4%. Ovviamente, cambiando l'inflazione cambia anche il rendimento complessivo. Si tratta comunque di un tasso alto soprattutto se paragonato a titoli di pari scadenza (2016) o ai titoli tradizionalmente sottoscritti dal retail. Con il raffreddarsi delle tensioni sui mercati e lo spread in calo in area 300 i Bot a un anno rendono infatti sotto l' 1 per cento.
I tre titoli «fratelli» emessi nel 2012 rappresentano inoltre un precedente importante. Finora, infatti, questi titoli hanno oscillato poco rimanendo al riparo delle turbolenze finanziarie e sono rimasti sopra quota 100.

La prima emissione (marzo 2012) raccolse 7,3 miliardi, la seconda (a giugno nel pieno della crisi) si fermò a 1,7 miliardi e la terza (a ottobre) fu un boom e superò i 18 miliardi. In tutti e tre i casi i rendimenti hanno assicurato un ritorno elevato e i titoli sono ancora ben comprati. Per il Tesoro si prevede dunque un collocamento in discesa.

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