Dal semplice monitoraggio annunciato giovedì scorso da Christine Lagarde al «pronti all'azione» pronunciato ieri da Isabel Schnabel. In appena una settimana la Bce cambia approccio nei confronti dell'apprezzamento dell'euro. Dall'osservazione si può passare all'interventismo se «i dati economici non corrisponderanno all'obiettivo di inflazione», afferma la consigliera tedesca dell'Eurotower, senza che per questo si «miri a un tasso di cambio». Il messaggio recapitato ai mercati è forte e chiaro, e lascia intuire che all'interno del board della banca centrale ci sia maretta. Qualcuno potrebbe insomma non aver gradito il tono un po' leggero con cui, sette giorni, fa la presidente ha affrontato un tema così delicato.
Francoforte non ha però molte carte da giocare. La Strategic Review, causa Covid-19, è in pausa: è da lì che devono passare le riforme. Ma è anche verosimile che il dibattito aperto fra falchi e colombe sulla necessità di allargare il perimetro del Pepp (il piano di acquisto contro la pandemia), abbia impedito di accorciare la divaricazione fra la politica monetaria europea e quella statunitense. La Federal Reserve ha infatti ribadito ieri, al termine della due giorni di riunione del Fomc, che la strada è ormai tracciata e che, come ha sottolineato il presidente Jerome Powell, la politica adottata «è appropriata»: il costo del denaro è rimasto invariato (0-0,25%) e a quel livello resterà almeno fino al 2023. Un orientamento destinato a indebolire ancor più il dollaro e che ha subito avuto un effetto benefico su Wall Street (+1,3% a un'ora dalla chiusura). Confermata l'intenzione di tollerare un'inflazione superiore al 2% per un tempo non precisato, l'istituto di Washington spingerà sul pedale degli acquisti di T-bond e di titoli garantiti da ipoteche al fine di sostenere «il buon funzionamento del mercato». «Ci aspettiamo di mantenere un atteggiamento accomodante della politica monetaria fino a quando questi risultati, inclusa la massima occupazione, non saranno raggiunti», ha detto Powell. Le linee-guida sono state definite senza l'unanimità: due i membri del board che hanno votato contro.
Quanto alle previsioni economiche, la banca mantiene un atteggiamento prudente a causa dei possibili sviluppi del coronavirus e della crisi della sanità pubblica, ma rivede in meglio le stime per il 2020: dal -6,5% di giugno si passa ora a -3,7%, con un tasso di disoccupazione sceso al 7,6% e destinato a calare al 4% entro
il 2023; l'anno prossimo la crescita economica si collocherà fra il 3,6 e il 4,7%, mentre l'inflazione, non supererà quest'anno l'1,2%, a dimostrazione di quanto sia ancora lunga la strada prima del ritorno alla normalità.
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