Il differenziale tra titoli di Stato italiani e tedeschi, ovvero lo spread, può incidere anche sull'acquisto di un immobile. Il sistema utilizzato dagli istituti di credito per applicare gli interessi sulle rate di un mutuo, infatti, si detrermina in primis con l'applicazione del tasso di riferimento e successivamente con l'aggiunta dello Spread.
Ovviamente il tasso di riferimento cambia nel caso in cui si parli di un mutuo a tasso fisso o variabile. Nel primo caso, infatti, ci si riferisce al tasso Eurirs, mentre in quello successivo all'Euribor. Una volta determinata la prima variabile, con riferimento a Eurirs/Euribor, quindi, per comprendere qual'è effettivamente il tasso di interesse che sarà applicato dopo la stipula di un mutuo, bisognerà aggiungere anche lo Spread. L'innalzamento di questa voce può quindi comportare un rialzo anche dello Spread sul mutuo applicato dalle banche le quali, vedendo indebolito il proprio patrimonio, decidono di aumentare i tassi applicati ai finanziamenti concessi. È proprio attraverso quest'ultimo (chiamato anche "ricarico", ovvero il costo che viene aggiunto al tasso di base) che l'istituto di credito determina il suo margine di guadagno sull'operazione bancaria. Dunque la decisione dello Spread da applicare al mutuo spetta direttamente all'istituto di credito e diviene un elemento spesso in grado di condizionare in modo determinante il costo complessivo della compravendita.
Con la crisi economica in atto, la situazione di tassi e differenziali che si è venuta a creare può portare dei vantaggi a quanti decidano di accedere alla rinegoziazione oppure alla surroga del proprio mutuo. Basta tornare indietro di appena cinque anni per capire come le condizioni al giorno d'oggi siano decisamente cambiate. Si può per esempio ricostruire il caso di un mutuo della durata di 15 anni stipulato nel 2016 per l'acquisto di un immobile da 200mila euro. Come spiegato da "Il Giorno", una cifra del genere poteva concidere con l'applicazione di un tasso di interesse del 2,8%. Ciò significa, pertanto, che i residui 10 anni di mutuo comporterebbero un esborso di 21800 euro di interessi.
Con l'attuale situazione economica, le condizioni potrebbero cambiare notevolmente in caso di rinegoziazione o surroga con differente istituto di credito. Sui 137mila euro di capitale restanti (10 anni) si potrebbe scendere tranquillamente dal 2,8% di interessi fino allo 0,90%, senza considerare che vi sono già banche che applicano interessi allo 0,50%.
A fronte dei 21800 euro di interessi che sarebbero rimasti in caso di permanenza alle condizioni contrattuali iniziali, si scenderebbe fino a soli 6600: ovvero un risparmio complessivo di 15200 euro che, spalmato in 10 anni, si traduce in 1520 euro in meno ogni 12 mesi. Un evidente risparmio per i mutuatari che si vengano a trovare in condizioni del genere. Con l'arrivo al governo dell'ex presidente della Bce, inoltre, secondo i borsisti, lo Spread è in ulteriore calo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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