Solo le parole del presidente della Bce Mario Draghi, deciso a tutto pur di salvare l'euro, ha evitato ieri una ennesima debacle dei valori azionari di Telefonica e Telecom Italia che alla fine hanno chiuso in rialzo.
In realtà mai come ieri si è vista la stretta correlazione tra le due indebitatissime società di tlc e lo spread alto, che accompagna ormai da oltre un mese Spagna e Italia, Paesi con il debito pubblico fuori controllo. In realtà la situazione è più drammatica nel Paese iberico rispetto all'Italia. Ed è per questo che l'altro ieri, in occasione della presentazione del bilancio semestrale, Telefonica, ha annunciato l'annullamento del dividendo per il 2012, promettendo per il 2013 solo 75 centesimi. Per la società guidata da Cesar Alierta si tratta di una misura prudenziale a fronte di un rallentamento del mercato sia interno che estero, che ha portato l'utile nei sei mesi a contrarsi del 38% a 2 miliardi di euro contro gli oltre 2,5 dello stesso periodo del 2011.
Una misura drastica quella di tagliare il dividendo accompagnata anche dal ritiro del piano di riacquisto di azioni proprie e al taglio del 30% dei salari dei top manager, ma certamente utile per contenere il debito che, anche per Telefonica, è alto: 58 miliardi di euro anche se a fronte di un fatturato di circa 60 miliardi. In pratica Telefonica ha debito ma anche ricavi e utili doppi rispetto a Telecom Italia. Ed è per questo che ieri un report di Mediobanca, dopo la mossa della società spagnola, metteva in risalto il fatto che anche Telecom potrebbe prendere qualche provvedimento per ridurre ulteriormente se non cancellare il dividendo per il 2012.
La società però su questo punto si era già portata avanti quando il presidente Franco Bernabè in febbraio ha annunciato una riduzione della cedola del 30% per il 2011. Ma i dubbi restano alla vigilia del prossimo cda dell'1 agosto che dovrà approvare i risultati semestrali appensantiti anche dalla prospettiva di un rallentamento sul mercato brasiliano. Tim Brasil infatti è stata colpita, insieme ad altri operatori, dagli strali dell'Anatel, l'Authority del Paese. Per questo la società, accusata con le altre, di cattivo funzionamento del servizio non potrà più vendere nuovi abbonamenti finchè non avrà presentato un piano per risolvere le problematiche evidenziate. Per sistemare la questione è volato in Brasile lo stesso Bernabè, che sta trattando con Anatel e con il ministro delle tlc affiancato dal responsabile ad interim della filiale sud americana Andrea Mengoni. Per il momento la trattativa è in fase di stallo e Anatel resta in attesa del piano dettagliato.
Nel frattempo, in una sola settimana il titolo ha perso il 16% del suo valore e le perdite da inizio anno oltrepassano il 30 per cento. La crisi del debito fa dunque paura e non soltanto alle banche ma anche alle società più indebitate.
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