Economia

Il termovalorizzatore di Roma e l'ostinata decrescita infelice

Nel nostro Paese è complicato realizzare opere dettate anche solo da buonsenso

Il termovalorizzatore di Roma e l'ostinata decrescita infelice

Nel nostro Paese è complicato realizzare opere dettate anche solo da buonsenso. Emblematica la vicenda della costruzione di un termovalorizzatore a Roma, quale risposta alla gestione dei rifiuti che da tempo è una clamorosa emergenza nella Capitale. La discussione ha assunto toni surreali. Il sindaco Gualtieri vorrebbe costruirne uno in temi rapidi, l'obiettivo dovrebbe essere il 2025 anno in cui la Chiesa ha proclamato il Giubileo con prevedibile afflusso a Roma di pellegrini.

Il mondo dei bastian contrari a prescindere, quelli per cui se la realtà non coincide con le proprie opinioni è la realtà ad essere sbagliata sempre e comunque, ha attaccato il progetto senza tuttavia offrire alternative concrete se non le solite dichiarazioni di principio e dunque inefficaci rispetto al problema. Una mentalità pericolosa e antieconomica perché paralizzante a prescindere. In Europa i termovalorizzatori sono impianti assai utilizzati per prevenire gravi criticità nella gestione dei rifiuti urbani. Si tratta di impianti che trattano i rifiuti indifferenziati producendo calore ed energia.

E, specie di questi tempi di crisi energetica a livello internazionale quel tipo di soluzione andrebbe valutata e sostenuta con decisione nella strategia di investire sul mix energetico. Olanda, Germania e paesi del Nord Europa in genere sono storici sostenitori di questo sistema di smaltimento. E, come noto, sono Paesi che vengono ritenuti, a ragione, attenti al tema di uno sviluppo sostenibile che tenga conto della componente ambientale. Uno sviluppo, però, non sorretto da presupposti irrealistici, per l'appunto, distanti dalla realtà. Purtroppo in Italia rimane diffuso l'orientamento ostile a qualsiasi forma di progresso. Dire di no al termovalorizzatore di Roma è l'ennesimo segnale di un'Italia a perdere.

Del Sistema Italia ostaggio della decrescita. Infelice!

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