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Il Tesoro torna a pensare a un'emissione in dollari

Il Tesoro torna a pensare a un'emissione in dollari

Il Tesoro sta valutando la possibilità di tornare a emettere bond in dollari già alla fine del 2018. Lo ha annunciato Davide Iacovoni, nuovo capo della direzione del Debito pubblico al ministero dell'Economia. Sottolineando che si tratta di un mercato dal quale lo Stato è fuori dal settembre del 2010. Con la recente firma del decreto relativo alla collateralizzazione dei derivati, ha aggiunto, c'è la possibilità di superare i problemi che finora hanno ostacolato le emissioni in valuta (soprattutto i costi che rendevano queste operazioni non vantaggiose sotto un profilo economico) e «si riapre la possibilità di tornare sul mercato del dollaro con un global bond tra la fine del 2018 e la prima metà del 2019».

Iacovoni siede su una delle poltrone più delicate della pubblica amministrazione. Il cambio della guardia era stato annunciato il 31 gennaio quando Maria Cannata ha deciso di andare in pensione lasciando la guida della direzione del debito pubblico del Mef che gestisce l'emissione dei titoli di Stato con un occhio attento ai rendimenti e quindi allo spread. Al suo posto è così arrivato suo vice, Iacovoni, superando comunque una selezione pubblica. Quest'anno, ha spiegato ieri incontrando per la prima volta i giornalisti, il Tesoro prevede di emettere in tutto 390-400 miliardi di euro. Nel primo trimestre la domanda «è stata molto forte» e l'incertezza temuta, legata alle elezioni del 4 marzo e al previsto rialzo dei tassi che invece non si è verificato, «non si è materializzata». Per questo, secondo il nuovo responsabile, nulla c'è da temere dall'avvicinarsi della fine del Quantitative Easing della Bce sui nuovi titoli. Per il 2018 spunta l'ipotesi del lancio da parte del Tesoro di un nuovo titolo: un BTp indicizzato all'inflazione dell'area euro con una durata a 20 anni.

«La scadenza a 30 anni viene considerata di nicchia», per questo, ha detto Iacovoni, «è nel novero delle ipotesi il lancio di un BTp-i a 20 anni: una scadenza sulla quale il Tesoro si è cimentato a partire dallo scorso anno con un BTp a tasso fisso.

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