Pierluigi Bonora
La produzione industriale italiana, calcola l'Istat, è cresciuta in marzo dell'1,2% dopo due mesi di calo. Il dato è superiore alle attese sia del consenso (+0,4% mese su mese) sia della previsione più ottimistica formulata dalla direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo (+0,8%).
L'accelerazione riguarda quasi tutti i settori, ma lascia indietro, questa volta, l'industria dell'auto, che fino a poco tempo fa era stata una sorta di locomotiva. Il settore, in marzo, vede infatti la produzione calare del 6,4% rispetto allo stesso mese del 2017. Ma è nel primo trimestre che la produzione di quattro ruote segna la flessione peggiore da quasi 5 anni, ovvero -2,5%, inferiore solo al -4,8% del secondo trimestre del 2013.
Sul settore a pesare è, in particolare, il momento di transizione attraversato da Fca, con alcuni modelli che nascono nelle fabbriche del Paese da rinnovare (Panda, 500X e Renegade) o giunti a fine corsa (Punto e MiTo). L'1 giugno prossimo l'ad di Fca, Sergio Marchionne, ridisegnerà la struttura produttiva italiana.
Secondo Gian Primo Quagliano (Centro studi Promotor), il dato relativo all'industria italiana in generale «è ancora inferiore del 18% rispetto al massimo ante crisi d'inizio 2008, ecco perché una robusta ripresa dell'attività manifatturiera è essenziale per l'economia del Paese». Un elemento importante che è mancato negli ultimi mesi, aggiunge l'esperto, riguarda la fiducia degli operatori economici. Per Quagliano non poche responsabilità sono da addebitare al deterioramento del quadro politico e, in particolare, alle preoccupazioni per la governabilità dell'Italia.
Nella sua analisi, l'Istat precisa anche che «nella media del trimestre gennaio-marzo 2018 la produzione ha registrato una variazione nulla nei confronti dei tre mesi precedenti». La tendenza annua è comunque riaccelerata a +3,6%, mantenendosi in territorio espansivo da ormai 20 mesi, come non accadeva da una decina d'anni. Ottimista sul futuro è Paolo Mameli (Intesa Sanpaolo), secondo il quale «l'industria ha visto una stagnazione nel primo trimestre dell'anno ma tornerà a contribuire al Pil nel trimestre corrente favorendo una possibile accelerazione a +0,4% trimestre su trimestre». La recente frenata delle indagini di fiducia, secondo Mameli, è in linea con quanto visto negli altri Paesi dell'Eurozona e «non appare dovuta all'incertezza politica».
Su base annua - rileva l'Istat - gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a marzo 2018 variazioni positive in tutti i raggruppamenti: crescono l'energia (+8,6%), i beni strumentali (+3,4%), quelli di consumo (+3,3%) e i beni intermedi (+1,8%).
I settori di attività economica che mostrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria (+11,9%), della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+4,6%) e delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+4,2%). Diminuzioni si registrano, invece, nell'attività estrattiva (-8,1%) e nella fabbricazione di prodotti chimici (-0,4%).
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