Economia

Tim precipita in Borsa (-8%). Pesa l'incubo maxi-bolletta

Barclays taglia il target price e il titolo crolla a 18 centesimi. Si temono 260 milioni di costi per l'energia

Tim precipita in Borsa (-8%). Pesa l'incubo maxi-bolletta

Non c'è pace per Tim. Oltre ai ritardi sulla Rete Unica con il rinvio dell'offerta di Cdp a dopo le elezioni e al braccio di ferro con Vivendi, si aggiunge l'allarme per l'impatto dei costi dell'energia sui grandi gruppi di tlc. È uno dei motivi per cui gli analisti di Barclays tagliano il prezzo obiettivo da 0,19 a 0,15 euro provocando un nuovo crollo in Piazza Affari all'indomani del calo innescato da un report negativo di Hsbc. Ormai senza paracadute Tim ritocca i minimi a 0,18 euro con un tonfo superiore all'8%. In particolare, Barclays teme un impatto del 5% sul mol del gruppo e «un incremento da 200 a 260 milioni» per i costi della componente energia per quest'anno, «che saliranno di ulteriori 90 milioni nel 2023».

A rilanciare il caro bollette è stato anche il ceo di Vodafone Italia, Aldo Bisio. A un convegno organizzato da Fratelli d'Italia cui ha partecipato anche il ministro dell'Innovazione Vittorio Colao, Bisio segnala che «ai prezzi correnti per il settore ci sono 2 miliardi di costi dell'energia in più» l'anno prossimo. «Per pagare le bollette energetiche l'unico cosa da fare è dilazionare gli investimenti» col rischio «di ritardare» il 5G anche di 3-4 anni. Al convegno interviene anche l'ad di Tim, Pietro Labriola, che cita tra i temi cruciali per il comparto la necessità di «arrivare a un'indicizzazione dei prezzi all'inflazione». «Io sono il secondo spender in Italia come energia ma non sono considerato energivoro», sottolinea il manager. Più di Tim consumano infatti solo le Ferrovie dello Stato. «Capisco Labriola» ma - prosegue Colao - «dovete mettervi nelle scarpe di un politico che dice: voi cinque siete grandi consumatori di energia ma ci sono industrie in cui ci sono 2.000 piccoli» e si rischia il crollo di un settore; «è una valutazione politica e verrà lasciata al nuovo governo». «Mi trovo un pelino meno a mio agio quando ci si lamenta sul livello dei prezzi. Lo decidono gli operatori privati, è chiaro che c'è qualcuno che fa dumping. Il lavoro è da fare coi regolatori per cercare di rendere la gestione del prezzo meno radioattiva politicamente. Ma non possiamo dire a uno che non puoi fare 5,99 euro», evidenzia il ministro durante il convegno cui partecipa anche Benedetto Levi, ceo di Iliad, nota per la politica sui prezzi aggressiva.

«È importante dare risposte strutturali» dice Levi chiedendo «l'ulteriore riduzione dei vincoli burocratici per lo sviluppo della rete» e «il tema del limiti elettromagnetici».

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