Vivendi rompe gli indugi e parte all'attacco del fondo Elliott per riprendersi la governance di Tim. La società francese, azionista dell'ex-monopolista delle tlc italiane con il 23,9%, ha mandato una comunicazione per pre-allertare il cda a cui a deciso di chiedere la convocazione dell'assemblea degli azionisti per revocare la nomina di cinque consiglieri (su dieci) riconducibili al fondo Elliott, secondo azionista con l'8,8 percento.
Nonostante l'ottimismo del presidente di Tim Fulvio Conti (in quota Elliott), che, lunedì scorso, in occasione del brindisi natalizio aveva detto «di non attendere novità fin dopo Natale», ieri Vivendi ha preso carta e penna contestando la decisione del cda del 6 dicembre di non convocare una assemblea straordinaria degli azionisti, nonostante la raccomandazione del collegio sindacale, per votare la nomina della società di revisione. In realtà proprio in quel cda si era deciso di rimandare la decisione al prossimo cda del 17 gennaio. Vivendi però evidentemente ci ha ripensato. «Questa decisione, come molte altre prima, va contro tutte le regole di una corretta corporate governance ed è fonte di disorganizzazione»- recita la nota di Vivendi. I francesi ora vogliono che l'assemblea sia convocata «il più presto possibile» per nominare la nuova società di revisione e revocare cinque consiglieri Elliott (su dieci), «in particolare quelli che sono stati coinvolti in questi problemi di governance».
Tra i cinque nuovi nomi che Vivendi vuole proporre ci saranno, secondo indiscrezioni, manager italiani. Mentre quelli uscenti dovrebbero essere quelli che più hanno fatto pressione per cambiare l'ad, ossia il presidente Conti, Rocco Sabelli e forse anche l'ad Luigi Gubitosi anche se qualcuno ritiene che il top manager, forte di tante battaglie impossibili, come Alitalia, potrebbe essere riconfermato. La richiesta di Vivendi è stata giudicata dal consigliere Massimo Ferrari «singolare» dato che i francesi, forti di un pacchetto di azioni ben superiore al 5% del capitale, hanno la facoltà di chiedere un'assemblea in qualunque momento. Come era stato ventilato sin dal 13 novembre scorso, il giorno in cui ci fu il «siluramento» dell'ex ad, Amos Genish.
Davanti all'affondo di Vivendi, Conti ha detto di voler aspettare la richiesta formale del socio francese al cda. Di sicuro, «non dovremmo perdere tempo a difenderci da un azionista che, di fatto, ha creato questa situazione. Vivendi cerca la rivincita ma è un errore», ha detto Conti: «Noi difendiamo la nostra indipendenza, il nuovo management, il nuovo piano (che dovrebbe essere presentato a febbraio ndr). Elliott, dalla cui lista sono stati tratti 10 degli attuali 15 consiglieri Tim, ci ha lasciato liberi di gestire l'azienda e di servire ogni azionista, nessuno escluso».
Lo scontro ha riacceso l'intertesse di Piazza Affari, dove il titolo Tim ieri è salito del 3% circa. In vista dell'assemblea, che, potrebbe tenersi tra gennaio e febbraio (il prossimo cda Tim è previsto per il 17 gennaio), secondo indiscrezioni, la Cassa Depositi e Prestiti potrebbe arrotondare la sua partecipazione (che ora è di circa il 4,2%) in Tim fino al 10%.
Così da assicurarsi la vittoria al voto sulla governance e favorire l'accelerazione del piano sulla rete. Ossia lo scorporo dell'infrastruttura di Tim e la fusione con Open Fiber, piano non gradito a Vivendi, ma auspicato da Elliott e soprattutto sponsorizzato dal governo Lega-M5S.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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