Tod's si prepara al rilancio del lusso

Dopo un 2014 difficile, i big puntano tutto su web e Stati Uniti. Della Valle valorizza i marchi, possibile scorporo di Hogan

Diego Della Valle archivia un 2014 difficile e rilancia la sua Tod's puntando tutto sui marchi in portafoglio che, in un paio di anni, dovrebbero trasformare l'azienda marchigiana. Partita dalle calzature, ora con la pelletteria e l'abbigliamento, Tod's vuole ampliare il business grazie all'omonimo marchio, a Hogan, Roger Vivier e Fay. La svolta però non è dietro l'angolo, sia secondo gli analisti, sia secondo lo stesso presidente (e ad) che ieri ha indicato nel 2016-2017 l'orizzonte temporale necessario alla ripartenza.

«Avremo un gruppo che cambia faccia, nel senso dei volumi, sfruttando in modo migliore i singoli brand», ha commentato Della Valle in occasione dell'assemblea dei soci che ha licenziato i conti del 2014, «un anno meno positivo dei precedenti», e portato il cda da 12 a 15 componenti. Una strategy multibrand - sulla falsariga di quanto fatto da Kering con Bottega Veneta - che non avrà uno sviluppo in discesa. «Per il 2015 le attese sono di una performance piuttosto debole», commenta Giada Cabrino di Banca Akros che vede però con favore «un possibile spin-off di Hogan, marchio urban fashion, meno lussuoso rispetto agli altri (Tod's, Fay e Roger Vivier ndr ), che potrebbe essere valorizzato con lo sbarco in Borsa. Inoltre, Tod's potrebbe beneficiare della debolezza di alcuni player, come Gucci, con i suoi marchi core del lusso, specialmente nella pelletteria». Di diverso avviso Luca Solca di Exane che, nello scorporo di Hogan, «vedrebbe un'ulteriore riduzione del perimetro aziendale» di Tod's già definita dal presidente di Fca, John Elkann, «un nano tra i giganti». Della Valle ha ribadito quindi che il gruppo ha «potenzialità di crescita enormi sia per marchio sia per aree geografiche», e punta a diventare «leader nella pelletteria dove oggi è buon interprete, ma lontano dai fatturati dei competitor». C'è però l'incognita cinese. «Pechino è in cerca di novità - spiega Solca - e Tod's per ora lavora nel segno della continuità, innovando poco». Un problema che sta colpendo con forza anche Gucci: il marchio, infatti, è troppo statico e le vendite sono crollate affossando il primo trimestre della capogruppo Kering. Dal canto suo, «Tod's ha una grande capacità di rilancio e potrebbe compensare in parte con il business Usa e le vendite da flussi turistici in Italia», prosegue Giada Cabrino. Dopo aver archiviato il 2014 con un utile netto di 97,1 milioni (da 133,8 milioni) - riducendo il dividendo a 2 euro in favore di nuovi investimenti - gli analisti vedono un 2015 ancora debole. In particolare, per Mediobanca, i conti del primo trimestre (13 maggio) segneranno un calo del 10,6% delle vendite e un fatturato piatto a 255 milioni. A insistere saranno proprio la debolezza di Cina e Hong Kong, le condizioni meteo avverse negli Usa e il ritardo delle consegne dei prodotti primavera/estate negli store. Quanto all'impatto del cambio euro-dollaro, «non ci aspettiamo per Tod's nessuna revisione al rialzo consistente delle stime 2015, visto che solo il 9% dei ricavi del gruppo sono generati in Nord America», avverte Mediobanca. Tra i titoli favoriti, Akros indica «Moncler e Luxottica che continuano a crescere a tassi alti (soprattutto in Usa) e Ferragamo. Geox potrebbe invece risentire delle sanzioni in Russia e della crisi del mercato cinese».

Goldman Sachs punta invece sui marchi che hanno uno sviluppo digitale come Burberry, Ferragamo, Yoox, Moncler e Richemont, sottolineando il ritardo di Kering, Hugo Boss e Tod's. E la rincorsa di Ferragamo, Moncler e Cucinelli che guadagneranno quote di mercato.

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