Coronavirus

Torna la paura virus, le Borse a picco

Milano (-4,8%) brucia 26 miliardi, pesa Wall Street. Trump: "La Fed sbaglia spesso"

Torna la paura virus, le Borse a picco

Il Covid-19 rialza la testa negli Stati Uniti e le Borse capitolano. L'America ha fatto finta di essere sana, ma non appena i lucchetti delle serrate si sono aperti il virus è tornato a far paura. Texas, Florida, Arizona, gli stati apripista del «libera tutti», sono investiti da una seconda ondata di contagi, il fenomeno di ritorno che più temono i mercati. Non sono così apparse rassicuranti le parole con cui il segretario al Tesoro, Steve Mnuchin, ha detto che l'economia «non può essere fermata» di nuovo, né l'ennesima intemerata via Twitter di Donald Trump contro la Federal Reserve.

«La Fed si sbaglia molto spesso. Io anche vedo i numeri, e faccio molto meglio di loro. Avremo - ha cinguettato il tycoon - un terzo trimestre molto buono, un grande quarto trimestre e uno dei nostri migliori anni nel 2021. Avremo anche, presto, un vaccino e le cure. Questa è la mia opinione».

Non quella, a quanto pare, delle Borse. Con lo sfaldarsi delle speranze di una riapertura regolare delle attività economiche, il cambio di umore è stato repentino. Ovunque. Wall Street, che fino a mercoledì sera viaggiava a ritmo di record, ha bruscamente interrotto il rally per battere in ritirata. Il Dow Jones è arrivato a perdere oltre 1.400 punti durante la seduta prima di attestarsi a -5,4% a un'ora dalla chiusura, mentre il Nasdaq è scivolato del 3,8% e l'effetto contagio ha colpito pesantemente le piazze europee, calate in media del 4%, mandando in fumo 328 miliardi di capitalizzazione.

La pandemia non ha risparmiato Piazza Affari che, in spolvero da alcune settimane, si è inabissata del 4,81% (e l'indice Ftse Mib è così ripiombato sotto i 19mila punti), sacrificando sull'altare del ribasso oltre 26,5 miliardi di euro di capitalizzazione. Nella bufera le banche (-5,48% l'indice di settore), ma soprattutto il settore automobilistico con Fca.

Male anche il petrolio, stretto tra il pessimismo della Fed e il balzo a sorpresa dalle scorte negli Usa. Non è insomma bastata ai mercati la dichiarata volontà della Federal Reserve di voler continuare ad assolvere la funzione di salvagente per l'economia americana. Peraltro, già abbondantemente assicurata da misure che ne hanno gonfiato il portafoglio fino a superare i 7mila miliardi. In poco più di tre mesi, l'ampliamento delle attività patrimoniali ha sfiorato i 3mila miliardi. L'all-in della Fed, che con i suoi acquisti si è spinta perfino nel terreno finora inesplorato dei corporate bond, ha fatto alzare il sopracciglio a più di un economista. Non sono in pochi ad accusare la banca centrale guidata da Jerome Powell di aver favorito una bolla senza precedenti a spese dell'economia reale. Nonostante i «segnali di stabilizzazione» sottolineati l'altro ieri dal successore di Janet Yellen, l'andamento dei sussidi di disoccupazione, saliti a 1,542 milioni la scorsa settimana, sembra raccontare un'altra storia: quella di un'America tenuta ancora in ostaggio dal coronavirus.

D'altra parte, la Fed si è mostrata molto cauta sui tempi della ripresa, e i nuovi focolai di Covid-19 rischiano di rallentare la recovery e di rendere ottimistiche le previsioni per un calo del Pil limitato al 6,5% quest'anno.

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