Milano Il 2015 è stato l'anno nero delle banche. Anche nei tribunali. A Milano, con un numero «rilevante» di cause dei risparmiatori contro le banche. A Siena con l'aumento delle bancarotte. Ad Ancona, con gli effetti del dissesto di Banca Marche. Nel giorno dell'inaugurazione dell'anno giudiziario le toghe hanno messo il dito nella piaga dell'emergenza banche, denunciando l'inefficacia dei controlli interni, la scarsa attenzione di istituzioni e stampa, il venir meno della fiducia dei cittadini.Al Palazzo di giustizia di Milano il presidente facente funzioni della corte d'Appello Marta Chiara Malacarne ha affrontato «un tema di grande attualità».
Nel distretto, ha sottolineato, «sono sempre in numero rilevante le cause bancarie». Alla base di questi procedimenti «la responsabilità fatta valere da singoli risparmiatori-investitori nei confronti di banche-promotori finanziari». I motivi del boom? Un «difetto di informazione» e «la rischiosità dei prodotti». A Milano sono pendenti 57 procedimenti, tra cause bancarie e intermediazione finanziaria, «oltre le metà dei quali prossimi alla definizione». Le istanze dei risparmiatori partono da un «difetto di informazione sull'adeguatezza degli investimenti rispetto alla qualifica dell'investitore: privato o operatore professionale». Dal fatto che i prodotti finanziari sono rischiosi. E nel caso di contratti «derivati» da un rischio «non bilanciato su entrambi i contraenti, ma che grava esclusivamente o prevalentemente sull'investitore». A Siena il dato più vistoso è l'aumento dei reati fallimentari, «anche in conseguenza delle ricadute negative della gravissima situazione finanziaria della Banca Monte dei Paschi», come ha evidenziato il pg facente funzioni di Firenze, Francesco D'Andrea. Nel 2015 i fallimenti sono stati 57 contro i 48 del 2014 e le bancarotte fraudolente patrimoniali sono passate da 16 a 25 in un anno.
Il pg di Ancona Vincenzo Macrì ha attaccato Bankitalia e ha denunciato «il più grave disastro bancario mai avvenuto in Italia dopo quelli di Sindona e di Calvi», cioè il caso Banca Marche. «L'attenzione della stampa, dell'opinione pubblica e degli organi istituzionali e politici - ha aggiunto - non è stata all'altezza».
L'avvocato generale di Bologna, Alberto Candi, ha dichiarato infine che «gli amministratori degli istituti bancari, anche non pubblici, dovrebbero essere ben consapevoli della funzione sociale che svolgono, avendo tra le mani i patrimoni e, in qualche caso, le vite delle persone».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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